Birre del Mondo: stili e consumi

Birre del Mondo: stili e consumi

Per comprendere le origini degli stili birrari e l’articolata sfaccettatura delle attuali produzioni a livello mondiale, è necessario approfondire le caratteristiche dei principali Paesi produttori e mercati di consumo. Particolare attenzione va posta verso quelle colture in cui la birra è un alimento di recente introduzione, ma che possono diventare nuovi importanti sbocchi di mercato per il futuro ed influenzare, quindi, l’evoluzione del mondo birrario.

Ponendo in prima analisi i mercati in via di sviluppo, in Africa  i consumi globali di birra sono bassi, seppur tale bevanda sia l’alcolico più diffuso. Le birre a base di sorgo e miglio e le pilsner a bassa fermentazione sono quelle maggiormente diffuse. Pur trattandosi di un mercato allo stato attuale secondario per importanza economica, si prevede uno sviluppo importante dei consumi.

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Il consumo pro capite non supera i 7 litri in Cina, dove la birra ha natura di prodotto di lusso. Nonostante questa considerazione, le industrie birrarie cinesi sono il terzo produttore al mondo, collocandosi per volumi solo dopo Stati Uniti e Germania. Il Giappone si colloca al quarto posto nella classifica mondiale e buona parte delle produzioni sono destinate all’esportazione in USA. In tutto il continente asiatico i consumi pro-capite sono moderati e risentono particolarmente dell’influenza culturale europea.

 

L’Oceania ha radicato una profonda cultura e tradizione birraria, che si manifesta in  consumi a persona attestati a circa 111 litri annui. Caratteristica peculiare è legata alle tipologie di bicchieri, che variano di capacità e forma da Stato a Stato. Lo stile più diffuso odiernamente è lager, ma la tradizione vanta una ampia gamma di ale e stout, che fino all’inizio del secolo erano largamente apprezzate.

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Gli USA sono al vertice della produzione mondiale, con consumi pro-capite limitati a circa 90 litri annui. Le birre più apprezzate dal mercato sono prodotte su ampia scala industriale, molto ricche in anidride carbonica, non particolarmente alcoliche, di gusto neutro e sono, per questo, considerate un soft drink. Negli Stati Uniti esistono però anche birrerie artigianali, che negli ultimi anni hanno sviluppato un interessante trend di sviluppo, grazie alla riscoperta dei prodotti ad alta fermentazione.

Le birre canadesi, invece, hanno la fama di essere più pesanti di quelle statunitensi e sono caratterizzate da un tenore alcolico non superiore al 5,5%, secondo le imposizioni della legge locale.

 

Nel continente europeo, la tradizione birraria è fortemente radicata nelle culture dei vari Paesi ed assume una notevole differenziazione per preferenze di gusto e tipologie di produzione.

Secondo le più recenti rilevazioni, i Cechi sono i principali consumatori, con media pro – capite superiore ai 130 litri. Le birre più apprezzate sono a bassa gradazione alcolica, con un aroma molto particolare, non molto amaricato. A seguire, anche i tedeschi sono grandi bevitori di birra ed è la Germania la nazione che, nell’immaginario collettivo, esprime la più forte vocazionalità birraria. In effetti, le produzioni tedesche sono ai vertici per qualità ed il mercato dell’export è consolidato. La Germania è caratterizzata dalla presenza di più di un migliaio di birrifici, molti di modeste dimensioni; per questo, il panorama produttivo è caratterizzato da specialità regionali e zonali, molto tipiche ed apprezzate, alcune delle quali si fregiano del marchio ad Indicazione Geografica Protetta.

 

In Austria i prodotti a bassa fermentazione sono i più apprezzati, sebbene la tradizione birraria austriaca risalga al XIV secolo e, quindi, a birre ad alta fermentazione. Il consumo pro capite locale è in costante crescita e si avvicina alla media tedesca.

L’Irlanda è strettamente legata alla birra Guinness, di stile stout, molto scura, amara e corposa. Gli irlandesi sono affezionati consumatori di birra alla spina, che assorbe oltre l’80% del mercato interno.

Il Belgio, nonostante sia conosciuto a livello mondiale per  la qualità e la varietà dei suoi prodotti, è caratterizzato da consumi pro capite medi annui non superiori a 80 litri. Le industrie nazionali sono caratterizzate dalla coesistenza di grandi e piccole fabbriche, che rendono particolarmente vivace e frammentato il panorama produttivo, in ogni caso contrassegnato da alta capacità di penetrazione verso i mercati esteri. Da ricordare il riconoscimento di “Specialità Tradizionale Garantita” per le birre Lambic, Gueuze e Faro.

L’Olanda è la patria delle birre lager leggere, poco luppolate ed a gusto neutro. L’attenzione dei mercati verso le birre speciali e l’influenza della cultura birraria belga, ha spinto le produzioni verso una maggiore diversificazione, con la diffusione di birre rosse o scure, rifermentate in bottiglia o  doppio malto.

Il mondo birrario britannico è caratterizzato da una notevole varietà di produzioni, afferenti in particolare agli stili ale, stout e lager. Anche se il tradizionale “pub”, locale pubblico deputato al consumo di birra, è un elemento insormontabile della cultura inglese, i trend di consumo fanno segnare un calo e la media pro capite annua è limitata a poco più di 70 litri.

La Spagna è un Paese in cui si è verificato nell’ultimo mezzo secolo un vero e proprio boom dell’industria birraria e dei consumi (poco meno di 70 litri pro – capite). Nella penisola iberica, infatti, il consumo della birra ha assunto carattere di quotidianità e diffusione non riscontrabile in alcun altro paese mediterraneo.

La Danimarca, pur essendo un paese dalla forte tradizione, presenta consumi interni limitati, anche in virtù dei divieti governativi sulle pubblicità agli alcolici. Le birre chiare danesi sono leader dell’esportazione, ma vengono fabbricate anche tipologie  più scure (porter, stout, münchner), di alto livello qualitativo.

La Svizzera ha un’antica tradizione birraria, soppiantata, però dalla cultura vitivinicola. Il tipo di birra preferita è chiara, a bassa fermentazione, anche se le birre speciali seguono trend di crescita positivi.

La nazione francese, pur essendo a vocazionalità prettamente vitivinicola, è anche molto legata alla produzione ed al consumo di birra. In Alsazia predominano le birre a bassa fermentazione sotto l’influenza della cultura tedesca, mentre il Nord predilige quelle ad alta fermentazione.

Il consumatore italiano, con una media limitata a poco meno di 25 litri annui, privilegia la qualità piuttosto alla quantità. Da notare, in particolare, la nascita di molti micro – birrifici e la diffusione del consumo di birre speciali ed artigianali, sia nazionali, sia di importazione.

 

 

 

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