Wellpark Brewery

Tratto da La birra nel mondo, Volume V, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Glasgow/Scozia
Già nel 1556 Robert Tennent produceva birra sulla sponda del fiume Molendinar Burn, vicino alla cattedrale (si tenga presente che allora Glasgow era una cittadina, quindi si era nel centro urbano). E questa attività veniva chiamata Drygate Brewery, perché posta a Drygate Bridge appunto.
Sullo stesso sito, nel 1740, discendenti di Robert Tennent, i fratelli Hugh e Robert Tennent, fondarono, con la ragione sociale H & R Tennent, un vero e proprio birrificio, che costituì la più antica entità commerciale di Glasgow.
Nel 1746 l’esercito inglese, di circa 2 mila unità, occupò la città imponendo il rifocillamento agli abitanti. La H & R Tennent, che aveva avuto l’incarico di fornire la birra, poté alla fine annotare orgogliosamente: “Ogni uomo è stato dissetato e rianimato dalla bevanda”.
L’attività fu continuata dai figli di Hugh, John e Robert, che nel 1769 la ribattezzarono J & R Tennent. Poi, nel 1790, con l’acquisto del birrificio adiacente, di William McLehose, e in omaggio alla molla artesiana (chiamata “pozzo della Madonna”) che attingeva acqua potabile dal fiume, il sito complessivo (un’area di 20 mila metri quadrati) prese il nome di Wellpark Brewery. Nome, col quale è tuttora più conosciuta la Tennent’s.
Nel 1797 cominciarono le prime esportazioni, di stout e strong ale, in America per gli scozzesi espatriati.
Nel 1826 morì Robert, seguito, l’anno dopo, da John. Assunse il controllo della società Hugh, figlio maggiore di Robert che, nel 1855 si ritirò lasciando il posto al quinto figlio, Charles. Nel 1864 Charles morì, pochi mesi prima del padre. Il birrificio passò quindi sotto la gestione di fiduciari per conto dei figli di Charles, Archibald e Hugh.
Intanto, già dal secolo XVIII, con la nascita dell’industria e l’intensificarsi dei traffici portuali, Glasgow aveva conosciuto un rapido sviluppo. Verso la metà dell’Ottocento era la maggiore città della Scozia per popolazione e attività economiche. Da parte sua, la Wellpark Brewey era diventata il più grande esportatore, in tutto il mondo, di birre in bottiglia.
Nel 1884, al compimento del 21° anno, Hugh Tennent rilevò la quota del fratello e assunse il controllo esclusivo dell’azienda. Intraprese quindi, in compagnia di Wyllie Clarke (futuro amministratore delegato), molti viaggi per l’Europa. Fu durante uno di questi, in Baviera, che maturò l’idea di iniziare su larga scala la produzione di una birra nuova, più leggera e dissetante, la lager ovvero, ormai sulla cresta dell’onda. E ritornò in patria con il lievito della bassa fermentazione.
Il giornale locale definì il progetto di Hugh “il sogno di un pazzo”. Ma lui andò avanti, imperterrito, per la sua strada.
L’anno successivo fu l’esordio della prima lager in Scozia, la Tennent’s of Scotland. Il successo varcò presto i confini del Paese.
Nel 1889 Hugh iniziò la costruzione sullo stesso sito di una nuova fabbrica per la produzione appunto di quella che sarebbe diventata la sua leggendaria lager. Purtroppo non poté vedere finito il birrificio, nel 1891. Morì l’anno prima a soli 27 anni, da celibe e senza figli, quindi ultimo membro della famiglia nel controllo diretto della Tennent’s. L’azienda fu pertanto affidata a un fiduciario, e nel 1901 registrata come società a responsabilità limitata per acquisire l’attività di J & R Tennent. Intanto, nel 1893, l’innovativo prodotto aveva vinto il primo premio alla World’s Columbian Exposition di Chicago.
Dal 1914 la Tennent’s raggiungeva gli angoli più remoti della terra. Lanciò quindi, nel 1924 (per prima nel Regno Unito), la lager alla spina; nel 1935, la prima lager in lattina; nel 1963, la birra in keg.
Intanto, nel 1940, perché non s’interrompesse la produzione, un gran numero di lavoratori impegnati nelle operazioni belliche, furono sostituiti dalle donne.
Ancora nel 1963, la J & R Tennent (che nel 1953 era diventata una società pubblica) fu acquistata dalla londinese Charrington Brewery che l’anno successivo si fuse con le United Breweries sempre di Londra, diventando Charrington United Breweries. Nel 1966 la J & R Tennent venne fusa con le United Caledonian Breweries, l’altra controllata scozzese della Charrington, dando vita alle Tennent Caledonian Breweries. La produzione della nuova società era concentrata alla Wellpark Brewery e alla Heriot Brewery di Edimburgo. Ma, mentre il sito di Wellpark Brewery fu ristrutturato tra il 1965 e il 1968, quello di Heriot Brewery sarà demolito nel 1990.
Intanto le Charrington United Breweries, che avevano acquisito un certo numero di altri produttori di birra, nel 1967 si fusero con Bass Brewery per diventare la più grande società di produzione di birra nel Regno Unito, il Bass Carrington Group, poi semplicemente Bass.
Nel 2000 la Bass fu acquistata da Interbrew che nel 2005 divenne InBev e nel 2008 Anheuser-Busch InBev.
Nel 2009 l’irlandese C & C Group acquisì il birrificio e il marchio Tennent’s dalla AB InBev. L’acquisto, per un valore di 180 milioni di sterline, comprendeva anche i diritti di distribuzione per la Scozia e l’Irlanda di Beck’s e Stella Artois. Mentre la AB InBev manteneva il marchio Tennent’s Super che viene quindi prodotto a Luton.
Infine, nel 2014, il C&C Group e Williams Bros. Brewing Co. aprirono, sempre a Drygate Bridge, una joint venture di birrifici artigianali, chiamata Drygate Brewing Co.
La Tennent’s costituisce il più importante produttore scozzese di lager, e non solo per il mercato britannico. L’export infatti si rivolge a quasi tutti i paesi europei, all’Australia, all’Asia, agli Stati Uniti, al Canada, e, sempre più, a diversi paesi africani. In Italia, la Tennent’s è al primo posto nelle importazioni nel formato fusto, e rappresenta il marchio più venduto nei locali serali.
Ma la gamma comprende anche ale e stout. Sotto il controllo della Bass, produceva anche real ale, volute espressamente dal colosso di Burton-on-Trent.
Una delle peculiarità della produzione a marchio Tennent’s è l’utilizzo di materie prime del territorio e l’acqua purissima del Loch Katrine.
Anche lo sviluppo sostenibile è al centro delle operazioni della Tennent’s: la riduzione di energia, l’imballaggio, l’acqua e il consumo di carbonio.
Lo stabilimento di Wellpark oggi dà lavoro a circa 150 persone che, per aumentare a volte la produzione, possono arrivare anche a 180-190. La sua capacità produttiva è di circa 3 milioni di ettolitri. Procura al C & C Group circa il 30% dei profitti.
Naturalmente, come tutti i grandi produttori, la Tennent’s cerca di mantenere col consumatore un rapporto sempre più stretto e coinvolgente, tramite realtà e iniziative di vario genere.
In ambito musicale, cominciò nel 1980, con la sponsorizzazione della campagna del Tennent Live. Dal 1994 è socio fondatore del più grande festival musicale all’aperto che si svolge ogni anno in Scozia, T in the Park, e che prende la T dal nome dello sponsor principale. Nel corso degli anni la manifestazione è andata vieppiù crescendo, fin a raggiungere la durata di tre giorni e attirando decine di migliaia di persone.
Nel settore sportivo, sponsorizzò, dal 1989 al 2007, la Scottish Futsal (la nazionale scozzese di “calcio a 5”) e la Scottish Cup; dal 2006 al 2010, la squadra nazionale di calcio scozzese. Inoltre, nella stagione 2010-11, fece da sponsor a entrambe le squadre rivali dei Celtic e dei Rangers, oltre che alla squadra inglese Preston North End.
Per la formazione professionale, creò, nel 2010, all’interno della Wellpark Brewery, la Tennent’s Training Academy. Tra i diversi corsi, quelli per operatori nel settore Horeca, per barman e la degustazione di birra e vino; quelli di cucina, compresa la gluten free.
Nel campo del turismo, la Wellpark Brewery è diventata una tappa obbligata per chi visita la Scozia. Il progetto “Tennent’s On Tour” ha guadagnato il Certificato di Eccellenza 2014 di TripAdvisor, ed è quindi diventato la terza attrazione di Glasgow più consigliata. Con una visita unica dunque, si assiste al processo di lavorazione della birra, si visita il museo della birra, si passa nel negozio dei prodotti esclusivi dell’azienda per eventuali acquisti, e, per terminare, si degustano le birre appena prodotte.
Tennent’s 1885, lager di colore dorato pallido (g.a. 5%). Ispirata alla ricetta originale creata da Hugh Tennent nel 1885, risulta la lager più venduta in Scozia, con una quota di mercato del 60%. È un prodotto certificato dalla Vegetarian Society (la prestigiosa organizzazione nata nel 1847 a Ramsgate, nel Kent), come adatta per i vegetariani. Dal 1962 e fin all’ultima campagna pubblicitaria del 1989, divenne famosa per il design della lattina, con vari modelli femminili stampati sul lato, e veniva chiamata affettuosamente “The Lager Lovelies”. Oggi, chiaramente, quelle lattine originali sono ricercatissime dai collezionisti. Con una morbida effervescenza, la spuma bianca sbocca a grana fine, generosa, compatta, cremosa, di sufficiente durata e buona allacciatura. L’aroma si libera delicatamente impresso da un luppolo erbaceo, che lascia quindi ampio spazio agli emergenti sentori di malto, caramello, agrumi, grano, frutti gialli, tostature, fieno. Il corpo, da medio a leggero, presenta una consistenza spiccatamente acquosa. L’equilibrio gustativo appare impeccabile, con la dolcezza del malto, del biscotto, della vaniglia, del mais, da una parte e dall’altra, l’amarore sottile ma incisivo di una “sapiente” luppolizzazione. Il finale, secco, pulito, detergente, infonde uno straordinario senso di appagamento. Il retrolfatto, nella sua discreta persistenza, eroga indescrivibili suggestioni di erbe aromatiche e frutta matura che sanno, insieme, di dolce e di amaro, con un evanescente accento vegetale più aspro che acidulo.
Tennent’s 1885 Lager Gluten Free, lager senza glutine di colore giallo chiaro con toni verdognoli (g.a. 5%). Ultima nata in casa Tennent’s, del 2014. Con un innovativo processo di alta tecnologia, il glutine viene eliminato dall’orzo senza minimamente compromettere la “sapiente” luppolizzazione e il perfetto equilibrio gustativo. Il prodotto pertanto ha riscosso presto l’apprezzamento anche dei non celiaci. Con una carbonazione mediobassa, la schiuma bianca si forma alquanto grossolana, soffice, un po’ appiccicosa e di appena sufficiente ritenzione. L’aroma è tenue, granuloso, ma stabile e gradevole, a base di malto, erbe, mais, agrumi, miele, fiori, mela verde, paglia, luppolo fruttato. Il corpo medio tende al leggero, in una squisita consistenza acquosa. Il gusto, moderatamente dolce di malto, con qualche nota di miele e grano tostato, defluisce nella massima semplicità, fin in prossimità del traguardo, allorché assume una gradevole connotazione luppolizzata, dissetante e rinfrescante. Il finale sopraggiuge aspro, secco e pulito. Il retrolfatto, di scarsa durata, esala suggestioni di erbe fresche aromatiche.
Tennent’s Lager, light lager di colore dorato pallido (g.a. 4%). Col passaggio dalla AB InBev al C & C Group, fu ridotto l’originario contenuto alcolico del 4,4%. Il discreto cappello di schiuma bianca, abbastanza stabile e aderente, è gestito da una modesta effervescenza, lenta e grossolana. L’aroma ha un’intensità moderata, comunque atta a far percepire, anzi distinguere chiaramente, i peraltro gradevoli sentori di malto, agrumi, mais dolce, fieno, pandispagna, lievito fruttato, luppolo erbaceo. Il corpo, da medio a leggero, ha una tessitura sufficientemente acquosa per rendere molto facile la bevuta. Il gusto si snoda fresco, pulito, piuttosto neutro: dopo una certa asprezza iniziale, si stempera in un vago dolciastro che chiude il breve percorso con una non men languida punta di acidità. Il retrolfatto, soltanto sfiorato dall’amaro secco del luppolo, è la fievole eco di un finale già troppo poco aromatico. Si tratta insomma di un prodotto che non può certo spiattellare un grande carattere; ma le sue virtù rinfrescanti sanno egregiamente spegnere la sete.
Tennent’s Unpasteurised Lager, versione non pastorizzata della precedente, prodotta esclusivamente per Drygate Brewing Co., un birrificio artigianale con annesso ristorante, adiacente allo stabilimento di Wellpark e aperto nel 2014 nei locali di un’ex fabbrica di scarpe risalente agli inizi del secolo XX.
Tennent’s Scotch Ale, scotch ale di colore ambrato intenso con riflessi rosso rubino (g.a. 9%). Di indiscutibile livello superiore, viene prodotta per l’esportazione. La carbonazione è molto contenuta; la schiuma, di un bianco sporco, fuoriesce piuttosto ridotta, ma fine, solida, cremosa, di sufficiente tenuta e aderenza. L’aroma si manifesta con un fruttato alquanto marcato (ciliegia e frutti rossi dolci) che non soffoca comunque i tenui sentori di miele, pane, caramello, malto tostato, zucchero bruciato, luppolo terroso. Il corpo, robusto, brioso, è di una tessitura liscia, quasi oleosa. Ancora un piacevole fruttato, ma adesso sotto spirito (ciliegia, prugn, uvetta), validamente sostenuto da caramello, miele, biscotto, impronta il gusto, perfettamente bilanciato da sottili quanto incisive note di luppolo. Ben amalgamato con il sapore, l’alcol nel finale tende a una consistenza fin troppo morbida da apparire quasi appiccicosa: una specie di nebulosa etilica, che però viene presto fagocitata dalla lunga persistenza retrolfattiva, con avvolgenti impressioni fruttate dall’accento amarognolo di luppolo e speziato dei chiodi di garofano.
Tennent’s Special Ale / 70/-, ordinary bitter ale di color rame com sfumature ambrate (g.a. 3,5%). La versione nitro prende il nome di Tennent’s Velvet. L’effervescenza è mediobassa; la spuma, da bianco sporco a beige chiaro, ariosa, fine, spessa, cremosa, si deposita rapidamente lasciando un bel pizzo al bicchiere. L’aroma, dominato dalla dolcezza del malto, non soffoca i più deboli sentori di caramello, affumicatura e luppolo fruttato. Il corpo oscilla tra il leggero e il medio, in una consistenza quasi acquosa. Il gusto, sottile di luppolo, armonizza allegramente con le note di caramello, malto, toffee, miele, biscotti al burro, nocciola. La rifinitura liscia ed equilibrata è a base di noci, zucchero, fumo; e porta a un persistente finale amabile, foriero però di un altrettanto lungo retrolfatto di morbido amarore.
Tennent’s Aged With Whisky Oak, english strong ale di colore ambrato profondo con sfumature arancio scuro (g.a. 6%). Fu lanciata nel 2014 qual connubio tra la bevanda nazionale della Scozia e la lager scozzese di lunga tradizione. Matura infatti in botti che hanno ospitato whisky rigorosamente scozzese. La carbonazione va un po’ oltre le righe; la schiuma, di un bianco sporco, fuoriesce modesta, fine, compatta, cremosa, di non così lunga durata ma di aderenza sufficiente a lasciare un sottile bordo lungo il lato del vetro. Al naso, l’esplosione di whisky e legno di quercia viene pian piano fagocitata da un malto dolce e a malapena pungente. Il corpo, da leggero a medio, si presenta in una tessitura tra acquosa e oleosa. Note di caramello, ancora di whisky e quercia, con deciso accento di vaniglia, caratterizzano il sapore; mentre il luppolo si guarda bene dal non andare al di là di una rapida comparsa in un campo non certo di sua pertinenza. Il finale arriva in una buona secchezza alcolica. Il retrolfatto si sbriglia nelle sue lunghe impressioni dolciastre avvolte in una nebulosa di fumo.
Tennent’s Hee Haw, lager analcolica di colore dorato chiaro (g.a. inferiore allo 0,05%). Con una media effervescenza, la schiuma bianca fuoriesce di modeste dimensioni, comunque sottile, cremosa, di sufficiente tenuta e allacciatura. Il mosto di malto, che emette al naso un vago profumo, ritorna nella dolcezza del gusto per segnarla in maniera più accentuata, non senza qualche nota di agrumi. Il corpo è sottile, in una tessitura decisamente acquosa. Il finale perde presto la sua impressione caramellata in una consistenza asciutta. Nello sfuggente retrolfatto s’impone un delicato amarognolo erbaceo.
Tennent’s India Pale Ale, india pale ale di colore ambrato (g.a. 6,2%); ultima nata in casa Tennent’s per stare al passo con la Craft Beer Revolution. La carbonazione sembra addomesticata; la schiuma biancastra, lievemente gialla, erompe in assoluta libertà, ampia, sottile, compatta, cremosa, tenace. Benché compita, delicata, a base di profumi fruttati, floreali e di luppolo agrumato, l’intensità olfattiva si eleva a una finezza attraente, coinvolgendo sentori dolciastri di malto, caramello, frutti di bosco, lievito, miele di castagno. Il corpo, medio-leggero, mostra una trama acquosa tendente alla oleosa, eppure scorrevole, moderatamente frizzante. Il gusto inizia con un piacevole malto biscotto; quasi si arresta, verso il centro di un percorso regolare, per erogare note fruttate e di agrumi; si avvia al traguardo con richiami aspri di grano e una punta di acido. Il finale non appare così gradevole, nella sua consistenza terrosa. Nella discreta persistenza retrolfattiva invece vivono in simbiosi impressioni secche, pulite, fresche, di erbe aromatiche, resina e scorza di pompelmo.
Tennent’s Lemon T, radler/shandy di colore giallo pallido e dall’aspetto lievemente velato (g.a. 2,8%). Non è la tipica shandy inglese, costituita, in parti uguali, di acqua tonica e birra; bensì ispirata alla classica radler tedesca o panaché francese. La schiuma biancastra, fine e cremosa, con allacciatura evanescente, è gestita da una morbida effervescenza. L’aroma si libera fruttato e dolce, con sentori di grano e lievito, nonché un po’ aspri di limone. Il corpo sottile presenta una tessitura decisamente acquosa. Il gusto tagliente di limone soda reca note di pera, malto, biscotti, in un rivestimento erbaceo rinfrescante. Il corto finale, secco e citrico, prelude a un addirittura sfuggente retrolfatto con qualche residuo dolciastro di cereali. Per il limitato contenuto alcolico e il modesto apporto calorico, nonché per il perfetto equilibrio, questo prodotto si è rivelato una bevanda particolarmente adatta a un pubblico giovane e molto apprezzata dalle donne.
Tennent’s Original Export Lager, lager di un limpido colore paglierino chiaro (g.a. 4,7%). Si tratta dell’originale export lager di Tennent immessa sul mercato scozzese nel 2012. Con una media effervescenza, la schiuma bianca si alza enorme, fine, spessa, e con tendenza a una cremosità aderente. Il caratteristico aroma di malto ha un tocco di fieno appena tagliato, penetrante, insistente; gli fanno il contrappunto sentori di pane blandamente tostato, cracker, qualche accenno di pepe e una terrosità da lievito. Il corpo, abbastanza sottile, presenta una tessitura molto acquosa, conforme alla funzione dissetante del prodotto. Il gusto, brioso, anche un po’ eccessivamente frizzante, scivola con dolcezza tra richiami caramellati, a loro volta, tenuti rigidamente a bada da note erbacee moderatamente amare. Un amarognolo, che si protrae nel finale, per stemperarsi tra le corte sensazioni retrolfattive, asciutte, pulite, croccanti, di nocciole a malapena tostate.
Tennent’s Scottish Charger Strong Lager, imperial pils/strong lager di colore miele dorato (g.a. 9%). La carbonazione appare di media intensità; la schiuma bianca fuoriesce abbastanza modesta, sottile, cremosa, di non lunga durata e allacciatura piuttosto appiccicosa. All’olfatto spira un malto caldo e pulito, delicato ma persistente, con qualche richiamo, non proprio lontano, di pane dolce, frutta matura, caramello, zucchero, cui fanno il contrappunto dal sottofondo fieno, erbe, limone, verdure, luppolo floreale. Il corpo medio tende decisamente al sottile, in una schietta consistenza acquosa. Il gusto si snoda, all’approccio, con pungente dolcezza alcolica. Poi il luppolo, apparentemente scarso o “sonnolento”, si riprende discretamente la parte che gli spetta e conduce le sensazioni palatali verso il traguardo in una connotazione acidulo-amarognola. Note di lievito e di cereali improntano il finale a un’asciuttezza ripulente quanto invitante. Dal retrolfatto, verosimilmente granuloso, esalano impressioni erbacee e, in modo vago, di cannella. Tutto sommato, questo prodotto può essere considerato piacevole e non impegnativo.
Caledonia Best, ordinary bitter ale di color rame dorato (g.a. 3,2%). Un marchio nuovo, immesso in commercio nel 2011. Utilizza orzo scozzese al 100%. Con una moderata effervescenza, la schiuma, di un beige chiaro, sbocca non così generosa, ma densa, cremosa, di notevole tenuta. L’aroma si libera alquanto tenue, comunque non remissivo, anzi, riccamente fruttato, con qualche accenno floreale, di orzo tostato, frutti di bosco e luppolo terroso piccante. Il corpo si propone in una media intensità, e tessitura leggermentre cremosa. Un buon malto biscotto caratterizza il gusto, che, verso il centro del percorso, risente in modo vago l’amaro del luppolo, sostituito, in prossimità del traguardo, da una rinfrescante acidità fruttata. Il palato rimane asciutto e perfettamente pulito, con qualche impressione aspra di bacche che emerge nel corto retrolfatto.
Tennent’s Scottish Export Stout, stout di colore marrone molto scuro, quasi nero, e dall’aspetto opaco (g.a. 4,7%). La spuma cappuccino, minuta, solida, cremosa, di notevole tenuta e aderenza, è gestita da una morbida carbonazione. Frutti di bosco, prugne, uva passa, caffè, cioccolato fondente, liquirizia, orzo tostato, cicoria, vaniglia, terra, miele, luppolo erbaceo, allestiscono un bouquet olfattivo di elevata intensità, anche se non troppo diversificato. Il corpo, pieno e compatto, ha una consistenza acquosa con lieve tendenza al farinoso. Una solida spina dorsale di malto torrefatto e caramello facilita il deflusso regolare, e piacevole, di cioccolato amaro, liquirizia, frutta sotto spirito, in un rivestimento luppolizzato ben lungi dall’invadenza. Il finale sopraggiunge acido di tostature e un po’ resinoso. È quindi la volta del retrolfatto, con le sue lunghe suggestioni morbide, affumicate, dolcemente alcoliche.
Younger of Alloa Sweetheart Stout, sweet stout di colore marrone scuro tendente al nero e dall’aspetto opaco (g.a. 2%). Originariamente, veniva prodotta dalla George Younger& Son, di Alloa, fondata nel 1764, rilevata nel 1960 da Northern Breweries of Great Britain (diventata, nel 1962, United Breweries) e chiusa nel 1963. Con una carbonazione mediobassa, la schiuma beige, sottile e cremosa, ha buona allacciatura e sufficiente durata. L’aroma gioca sui toni caldi, mettendo in particolare evidenza malto tostato, caramello, uva sultanina, zucchero bruciato, melassa, cioccolato, caffè, anche vaniglia e liquirizia. Il corpo, con un tenore alcolico peraltro inferiore alla norma, è sottilissimo, nonché di trama tra oleosa e acquosa un tantino appiccicosa. Il gusto, non particolarmente intenso, ma straordinariamente pulito, è improntato a note dolci di malto, perfettamente equilibrate da una leggera affumicatura, bacche scure e cioccolato amaro. Il finale appare piuttosto secco nel suo maltato. Il discreto retrolfatto esala fresche sensazioni luppolizzate con opportuni tocchi di cioccolato al latte e frutta matura.
Tennent’s Extra Strong Lager, imperial pils/strong lager di colore dorato intenso (g.a. 9,3%). La carbonazione appare un po’ più alta rispetto alla media tipologica; la schiuma biancastra sgorga non così abbondante, comunque, minuta, compatta, cremosa, di buona tenuta e aderenza. L’olfatto, deciso, persistente, sottilmente complesso, ostenta un’intensità abbastanza elevata: dal cereale a un luppolo aromatico, dalla vaniglia al pandispagna, non senza qualche tenue sentore erbaceo e fruttato. Nella sfera del caldo invece, l’alcol sovrasta il caramello, lo speziato, l’affumicatura. Una finezza olfattiva insomma che sfiora l’eleganza. Il corpo strutturato, a trama liscia e mordida, riempie la bocca di calore alcolico; ma si accosta al palato con garbo, regalando impressioni amabili e coinvolgenti. Nel gusto, un discreto luppolo amaro mantiene sotto controllo, anche se con qualche piccola concessione, la scalpitante dolcezza apportata dai residui zuccherini della fermentazione. Il finale arriva secco ed etilico, con una spiccata nota piccante. Il retrolfatto si sbizzarrisce in lunghe suggestioni, fresche e cordiali. Ma, nonostante il tenore alcolico sostenuto, questo prodotto si è rivelato di estrema bevibilità.