Trappistenbrouwerij De Kievit

Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Zundert/Paesi Bassi
Secondo birrificio trappista olandese, nato nel 2013 presso l’Abbazia Maria Toevlucht (“il rifugio di Maria”), in località Klein-Zundert, nel Brabante Settentrionale. Mentre il monastero sorse nella fattoria De Kievit che il signor Van Dongen comprò dallo stato olandese per affittarla a Bart Nouws.
Alla morte di Van Dongen, nel 1899, gli eredi donarono la fattoria all’abbazia di Koningshoeven. Nel 1900 fu inaugurata la cappella del nuovo monastero, opera di due monaci inviati da Koningshoeven appunto. Arrivarono quindi altri monaci; e iniziarono lavori di agricoltura, allevamento e produzione di formaggi.
Nel 1950 la vecchia fattoria era stata completamente trasformata in monastero. Seguirono altri lavori, di ammodernamento, tra il 2002 e il 2005.
Purtroppo, come in tante altre abbazie, le tradizionali attività agricole non erano più sufficienti al sostentamento dei monaci. Già dalla fine degli anni Sessanta il convento era aperto a pernottamenti e a partecipazioni ai rituali di preghiera. Tra il 1996 e il 2009 furono abbandonate tutte le attività agricole e i terreni dati in gestione alla Natuurmonumenten, una società olandese che si occupa di preservare siti naturalistici.
Era insomma nata l’idea di aprire un birrificio. Furono inviati due monaci a Koningshoeven per imparare il mestiere e cominciarono i lavori di costruzione della fabbrica. A fine giugno del 2013 lo stabilimento era in funzione e, entro l’anno, arrivò sul mercato la birra, tuttora l’unica.
Zundert Trappist, trappista tripel di colore ambra e dall’aspetto leggermente velato (g.a. 8%). Con una carbonazione abbastanza vivace, la schiuma sbocca generosa, compatta, persistente. Al naso, un lievito piccante ha l’assoluto dominio su tutti gli altri sentori, dal malto al caramello, dal miele allo zucchero a velo, dai fiori di sambuco al coriandolo. Il corpo è pieno, asciutto, di consistenza tra oleosa e acquosa; mentre una morbidezza setosa tiene ben nascosto l’alcol che si limita a un delicato riscaldamento. Il gusto sa tanto di miele e biscotto, di caramello e zucchero candito, di fiori e anice, in una complessità agrodolce, fruttata e speziata. Il finale rievoca note amaricanti, di mandorla ed erbe aromatiche. Nella lunga persistenza retrolfattiva si esaltano coinvolgenti suggestioni di luppolo, noci, lievito, frutta sotto spirito.