Stoudt’s Brewing Company

Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Adamstown, Pennsylvania/USA
Adamstown è un borough nella contea di Berks. Qui nacque il primo microbirrificio statunitense progettato e sviluppato da una donna dall’abrogazione del proibizionismo. Il nome è quello dell’omonima famiglia, originaria della Germania, che nel secolo XIX s’insediò a Adamstown.
Era già laureata in educazione alimentare quando, nel 1973, Carol conobbe il futuro marito, Ed Stoudt, proprietario e gestore da 11 anni della Stoudt’s Country Kitchen, specializzata in bistecche di Angus (razza di grandi mucche con il manto nero che seguono una rigida alimentazione biologica vegetariana).
Per la luna di miele, Ed e Carol si portarono in Germania, di cui avevano tanto sentito parlare i genitori. Anche lei, pur appartenente a una famiglia non bevitrice, finì per innamorarsi della birra tedesca.
Fu così che, al rientro dal viaggio di nozze, gli sposini decisero di aprire anche loro un birrificio.
Carol cominciò a viaggiare verso ovest, per imparare il mestiere dai pionieri dell’epoca. Ma il contributo maggiore, lo ricevette da Karl Strauss. E, proprio su suggerimento di quest’ultimo, insieme al marito, ritornò in Germania per visitare la famosa Weihenstephan dalla quale riuscì a ottenere del lievito, che viene tuttora utilizzato.
Nel 1987 nasceva la Stoudt’s Brewery, con ristorante annesso e birreria all’aperto.
La produzione, che verte in particolare su tipologie tedesche, in conformità al Reinheitsgebot, utilizza la tecnica sia di infusione che di cottura del malto. Sono birre artigianali, fresche e autentiche, che poco alla volta hanno invaso il mercato di quasi tutti gli stati americani, collezionando un sacco di medaglie ai vari festival degli Stati Uniti. A eccezione infine della Honey Double Mai Bock, tutte le birre sono vegane.
Stoudt’s Gold Lager, münchner hell di colore dorato chiaro (g.a. 5%); conosciuta anche come Stoudt’s Lager. Fece la sua apparizione già a maggio del 1987, col nome di Dortmunder Export, e venne presto riconosciuta come una delle migliori birre in stile tedesco prodotte in America. Con una media effervescenza, la ricca spuma crema si rivela sottile e spessa, di buona allacciatura e anche discreta durata. L’aroma si apre con freschi e puliti sentori di luppolo speziato e floreale quasi inseguiti da un delicato malto, morbido, succulento, dolciastro. Il corpo medio ha una scorrevolissima consistenza acquosa. Nel gusto, un pieno e piacevole malto viene via via stemperato dalle note di luppolo che si schiudono dal sottofondo per l’intera corsa, concitata ma regolare. Nel finale si fa strada un amarore terroso leggermente acido, con persistenti reminiscenze di pane e frutta, erbe e fiori. Le emergenti sensazioni retrolfattive del rampicante apportano soltanto una ventata di asciuttezza.
Stoudt’s Oktoberfest, märzen/oktoberfest di colore dorato con riflessi tendenti all’arancio (g.a. 5%); conosciuta anche come Stoudt’s Fest. La carbonazione è modesta; la schiuma biancastra, imponente, soffice, cremosa, tenace. L’aroma si libera granuloso e leggermente maltato, con sentori, in secondo piano, di caramello, biscotto, lievito fruttato, miele, pane tostato; e una sfumatura di luppolo resinoso. Il corpo medio ha una consistenza un po’ acquosa. Il gusto è fresco, di una morbidezza quasi burrosa, e scivola con fini note amare di luppolo sulla robusta base caramellata. Il finale sopraggiunge piacevolmente secco; ciononostante, lo sfuggente retrolfatto amaro lascia la bocca un po’ appiccicosa di caramello.
Honey Double Mai Bock, doppelbock di colore ambrato rossastro (g.a. 7%). Unica birra della casa non vegana, viene prodotta con aggiunta del miele di trifoglio e commercializzata, nonostante il nome, tutto l’anno. Con una moderata effervescenza, la schiuma bianchiccia, soffice e cremosa, ostenta buona tenuta e allacciatura. Nell’aroma, complesso e interessante, convivono sentori di malto tostato piccante, miele, cereali, pane, agrumi e, un po’ più nascosti, floreali, erbacei, di luppolo citrico. Il corpo medio tende al pieno, in una consistenza piuttosto oleosa. Il gusto, dopo un attacco dolciastro e granuloso di malto, diventa un po’ acre verso la metà del lungo percorso per poi sfociare in un forte attacco amarognolo del luppolo. Benché abbastanza nascosto, l’alcol non fa mancare il suo apporto in termini di calore; mentre dalle tostature esala una fresca punta di acidità. Il finale, agrodolce secco, sembra voglia inscenare “la quiete dopo la tempesta”; e prelude infatti a un caldo e abboccato retrolfatto ricco di frutta sotto spirito.
Stoudt’s Pils, pilsener di colore dorato pallido (g.a. 5,4%); tra le più riuscite interpretazioni americane della tradizionale pilsner in stile tedesco. La carbonazione è piuttosto alta, ma non eccessiva. La spuma bianca prorompe fine. densa, cremosa, stabile e aderente. Al naso, il luppolo inizia a sprigionarsi con molta delicatezza per intensificarsi, nella sua freschezza e pulizia, lentamente; intanto che dal fondo emergono gradevoli sentori di cereali, agrumi, mollica di pane, fieno, miele, anche qualche sfumatura floreale. Il corpo medio ha una scorrevole consistenza non proprio acquosa. Nel gusto, subito si mette in mostra il notevole equilibrio tra cereale e amaricante, tramite note moderatamente secche e decisamente amare. Benché sopito, nel corto finale si avverte maggiormente l’impatto tra l’asciuttezza del luppolo e la freschezza del malto. In un timido retrolfatto, il nobile Saaz esala ripulenti e dissetanti suggestioni erbacee e speziate.