Coronado Brewing Company

Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Coronado, California/USA
Brewpub aperto nel 1996 da due coppie di fratelli: Ron e Rick Chapman, Tim e Shawn de Witt. Curiosamente, nessuno dei quattro aveva mai avuto a che fare con la birra. Sicché, prima di aprire, Shawn, che aveva fatto il barista a Coronado, andò a impratichirsi presso La Jolla Brewing Company, di La Jolla appunto, sempre nella contea di San Diego.
La produzione si mantenne per qualche tempo su birre semplici, da abbinare cioè ai piatti della casa. Poi, per dare un tocco di classe ai prodotti e assicurare loro una certa costanza, fu assunto il birraio Sean Farrell, e subito cambiò musica.
Coronado Idiot IPA, imperial IPA di colore ambrato (g.a. 8,5%). Idiot vuol significare che, dopo un paio di pinte di una birra così forte, anche il più intelligente diventa “idiota”. Con una carbonazione piuttosto sostenuta, la spuma emerge minuta, cremosa, duratura. L’aroma si libera con freschezza ed eleganza, a base di frutta tropicale, erba fresca, pane di segale, buccia d’arancia. Il corpo tende decisamente al leggero, in una consistenza oleosa. Il gusto richiama le sensazioni avvertite all’olfatto, aggiungendovi qualche persistente nota amara di resina. Nel finale esplode l’alcol, apportando un’ondata di dolcezza. Nella lunga persistenza retrolfattiva rimangono impressioni secche e amare di luppolo.
Coronado Triple I.P.A., imperial IPA di un intenso ambra nebuloso (g.a. 13%). L’effervescenza è quasi piatta; la schiuma, sottile e con qualche chiazza di allacciatura. Luppolo terroso, malto, caramello, aghi di pino, frutta secca, agrumi, pepe, si esibiscono in una vera e propria esplosione di profumi non appena si stappa la bottiglia. Il corpo medio presenta una trama cremosa alquanto viscosa. Il gusto si snoda caldo, morbido, dolce, con ben distinte note di caramello, malto, pesca, albicocca, papaia, whisky, chiodi di garofano, scorza di pompelmo. Nel finale arriva un incisivo morso amaro di resina, che prosegue nella lunga persistenza del retrolfatto, ma stemperato “sapientemente” dalla dolcezza calda e cordiale dell’etanolo.