Brouwerij Boon

Tratto da La birra nel mondo, Volume I, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Lembeek/Belgio
Nel 1680 J.B. Claes comprò, a Leembek, la Brasserie de Saint Roch.
Nel 1860 Louis Paul rilevò il birrificio cominciando a produrre lambic-faro.
Costruì, nel 1875, una nuova malteria e, nel 1890, iniziò i primi esperimenti di fermentazione di lambic-geuze. Ma, non avendo eredi, nel 1898 vendette l’azienda a Pierre Troch.
Nel 1927 il figlio di Pierre Troch, René, per motivi finanziari dovette vendere la Brasserie, che fu comprata da Joseph de Vits, passando quindi al figlio di quest’ultimo, René.
Alla fine, nel 1978, la fabbrica fu acquistata da Frank Boon, che le diede il proprio nome.
Con un mercato dominato dalle lager, soltanto uno sconsiderato avrebbe potuto illudersi di ripristinare la fermentazione spontanea. Ma il giovane Boon credeva nel lambic, e lo stabilimento era situato sulla Senne, nella vallata ricca di lieviti naturali. Intraprese quindi la produzione in tal senso, fregandosene altamente, di essere ritenuto appunto uno sconsiderato.
Nel 1990 concluse un accordo di distribuzione con la Palm, che aveva la quota del 50%, e chiaramente cominciarono ad aumentare costantemente sia la produzione che le vendite. Furono quindi necessari nuovi investimenti e addirittura, nel 2013, una nuova fabbrica.
Oggi Frank Boon è un grande birraio. Non solo ha mantenuto viva la tradizione del lambic, ha anche fatto riemergere l’interesse per l’antico sistema di produrlo. E, insieme a varie altre aziende artigianali, ha creato uno stile proprio: birre aromatiche, vivaci e fruttate. Meritatamente il Beverage Testing Institute ha nominato la Boon “micro/craft brewery of the year”.
Attualmente la produzione annua supera abbondantemente i 15 mila ettolitri.
Boon Faro, faro di colore ambrato arancione (g.a. 4%). Con una carbonazione piuttosto sostenuta, la schiuma, di un bianco sporco, emerge non così abbondante ma sufficientemente spessa. Al naso, il forte profumo di luppolo palesa stuzzicanti richiami di spezie. Il corpo possiede un’apprezzabile struttura, nella sua consistenza liscia, quasi oleosa. Una punta di acido stempera la lieve dolcezza del gusto, rendendolo fresco e pulito.
Boon Framboise, framboise di colore rosso rubino nebuloso (g.a. 5%). L’aromatizzazione prevede, oltre ai lamponi, una minima percentuale di ciliege. È una bevanda effervescente, densa, aspra: frutto della felice combinazione tra i lieviti spontanei, i quali conferiscono un carattere asciutto impreziosito dal sottile profumo di fiori, e la maturazione in botti di quercia, che equilibra la dolcezza dei lamponi con richiami di vaniglia. Nel finale si esibisce una netta e piacevole nota di limone che, nel corto retrolfatto, richiama la dolcezza dei lamponi.
Boon Geuze, gueuze di colore dorato caliginoso (g.a. 7%); conosciuta anche come Boon Oude Geuze. Propone una decisa effervescenza; schiuma densa di sufficiente persistenza; aroma fiorito, con tenui sentori di legno e di polvere; gusto acido secco stemperato da un elegante speziato, in una corsa abbastanza lunga; finale che indugia anch’esso nella sua impressione leggermente salata; retrolfatto citrico con richiami di mela verde frammisti a toni di frumento.
Boon Kriek, kriek di colore rosso rubino carico (g.a. 5%). Maturata in botti di legno, riporta sull’etichetta l’anno dell’imbottigliamento. La spuma rosa, bassa e di rapida dissipazione, è gestita da una morbida effervescenza. La finezza olfattiva risulta attraente, con quei suoi forti e durevoli profumi fruttati. Il corpo medio-leggero presenta una trama oleosa. Il gusto è delicatamente agrodolce dagli inconfondibili sentori di ciliegia. Il retrolfatto, di buona persistenza, esala impressioni lievemente aspre.
Oltre a questi lambic classici orientati al dolce in seguito al legame con la Palm, il piccolo birrificio offre una gamma più aspra con etichetta Mariage Parfait (che vuol dire “matrimonio perfetto”). Lambic freschi dell’annata in corso (anche di cantine diverse) e le migliori birre di casa Boon (in quantità maggiore) maturate dai 18 ai 24 mesi vengono magistralmente assemblati e lasciati affinare in bottiglia dove possono rimanere fino a due anni.