Brasserie Caulier

Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Péruwelz/Belgio
Nel 1842, a Ghislenhien, nella provincia dell’Hainaut, Edmond Caulier fondò un birrificio. In seguito ne acquistò altri, riunendoli infine in un unico marchio. Alla sua morte, nel 1893, i figli fondarono la società Caulier Frères e due anni dopo registrarono il marchio Brasserie Caulier.
Nel secolo successivo avvennero altre incorporazioni, finché, nel 1933, nacque la Brasserie de Ghlin, che però fallì negli anni Settanta. Intervenne allora il governo belga per preservare i posti di lavoro. Un accordo con la Artois e con la Piedbœuf permise di mantenere operativa la Ghlin con la produzione di una sola birra a marchio Caulier e soprattutto della Jupiler di Piedbœuf.
Nel 1993 la Ghlin fu definitivamenter chiusa, e Charles Caulier si trasferì a Péruwelz, fondando la società di distribuzione bevande Maison Caulier e commissionando, presso un altro birrificio, la doppio malto di tradizione monastica Vieille Bon-Secours, dal nome dell’abbazia nel piccolo paese vicino al confine francese. Un nuovo marchio insomma, in quanto non esisteva più il Caulier.
Nel 1995, con materiali recuperati presso altri birrifici (Haacht, De Neve), Charles Caulier riuscì a realizzare il sogno a lungo accarezzato: possedere una fabbrica propria, nei locali dell’ex conceria Tensier. In seguito la produzione, arrivata a 5 mila ettolitri annui, si arricchì di altri marchi, come Pater Damiaan, Paix Dieu (con riferimento all’ex abbazia Paix-Dieu, di Amay, nella provincia di Liegi).
Benché giovane, quest’impresa era riuscita a penetrare ampiamente anche nel mercato estero, offrendo birre di qualità, realizzate con malto della Provenza e l’acqua del posto, ideale per la produzione della birra in quanto protetta da uno strato di quarzo.
Alla fine, sotto la direzione di Roger Caulier, una grave crisi finanziaria, iniziata nel 2007, portò alla chiusura del birrificio l’anno successivo. Sicché il marchio Caulier (e della Maison Caulier) passò alla Caulier Developpement, che opera come beer firm, mentre la produzione avviene presso la De Proef, con la gamma moderna Caulier 28 e Caulier Tradition.
C’e comunque da annotare che, da qualche anno, la Caulier Developpement ha intensificato la promozione commerciale in Italia. Oltre a partecipare a eventi e manifestazioni, ha aperto a Roma, in via Flaminia, la Brasserie 28 Caulier, dove di possono degustare, non solo le birre Caulier, anche artigianali belghe, italiane e statunitensi. Mentre la cucina ruota intorno a “Lu Furnu” di Paolo Parisi, alimentato con carbonelle di mangrovia cubana biologica.
Caulier Brune, belgian ale di colore ambra scuro leggermente velato (g.a. 6,8%); una Caulier Tradition. Viene realizzata con malti più o meno torrefatti mischiati a diversi zuccheri raffinati. Ne risulta un prodotto forte, robusto e di singolare fragranza, senza la pesantezza delle normali birre al malto. Con una media carbonazione, la spuma beige si leva sottile e stabile. L’aroma è forte, persistente, a base di caramello, malto tostato, cioccolato al latte, zucchero di canna, frutti scuri, e non senza qualche accenno di nocciola e di cannella. Il corpo medio presenta una consistenza oleosa. Il sapore, distintamente fruttato, mette in evidenza le note speziate dovute ai lieviti locali che provengono da apposite selezioni. La finitura è piuttosto secca, all’insegna di caramello, alcol, uva acerba. Il retrolfatto esala lunghe sensazioni di tostatura e liquirizia.
Caulier 28 Bret, ale acida di colore ambra carico con venature rossastre (g.a. 7,5%); una Caulier 28. La schiuma ocra, cremosa e tenace, è gestita da un’effervescenza mediobassa. L’olfatto si libera sotto il segno dei Brettanomiceti, col valido supporto di sentori terrosi e selvaggi. Il corpo medio ha una trama alquanto cremosa. Il gusto tende decisamente alla dolcezza, con note di caramello, biscotti, zucchero di canna, frutta candita; ma, dopo metà corsa, cambia rotta, e finisce avvolto in una consistenza aspra e lattica. Il finale arriva alcolico, vinoso. Rimangono in bocca impressioni fruttate, secche, legnose.