La Zaragozana

Tratto da La birra nel mondo, Volume V, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Saragozza/Spagna
Commercialmente conosciuta come Cervezas Ambar, porta il nome della città che la ospita, Zaragoza in spagnolo e aragonese, capoluogo della regione Aragona.
Fu fondata nel 1900 da un gruppo di uomini d’affari e con Ladislao Goizueta y Díaz, sindaco di Saragozza, primo presidente. Ma il progetto risaliva a due anni prima, quando Ladislao Goizueta trovò lo sbocco all’abbondanza di orzo coltivato nella regione.
Trattandosi di un progetto con ispirazioni in stile tedesco, fu inviato in Germania l’ingegnere Antonio Mayandía per uno studio approfondito sulle fabbriche. E, al ritorno, Mayandía costruì i primi edifici. La produzione invece fu affidata al tedesco Charles Schlaffer, che esordì con una pilsner leggera e una münchner dunkel.
Tra il 1902 e il 1908 fioccarono per la Zaragozana i riconoscimenti internazionali. Mentre la birra veniva commercializzata e distribuita in botti di legno e bottiglie soffiate a mano, con tappo di sughero ed etichette di carta da stampa molto rustiche.
Durante i difficili anni del primo dopoguerra, l’azienda prese a produrre e distribuire barre di ghiaccio, per sopperire allo scarso commercio della birra dovuto alla carenza del proprio orzo, e che di conseguenza arrivava dalla Russia e dal Medio Oriente.
La situazione cominciò a migliorare all’inizio degli anni ’60, quando ormai la birra non era più un “lusso”. Si aggiunsero i progressi dell’industria del vetro che consentirono un notevole miglioramento nella produzione di bottiglie. E l’imbottigliamento favorì il consumo di birra in casa.
Alla fine, con la modernizzazione delle strutture dello stabilimento e l’evoluzione della tecnologia birraria, nel 1998 la Zaragozana fu il primo produttore spagnolo a ottenere la certificazione di qualità ISO 9001.
Nel 2000, in occasione del 100° anniversario, La Zaragozana aprì al suo interno un museo che mostra il processo di produzione della birra, la storia dell’azienda e i prodotti attualmente in commercio. Mentre, col rafforzamento della politica di esportazione, i suoi prodotti, nella misura del 3,7%, prendono la strada per l’Europa, l’Asia, l’America, l’Australia.
Nel 2009 il sindaco di Saragozza, Juan Alberto Belloch, conferì a La Saragozana il titolo onorifico di Ambasciatore di Saragozza.
La Zaragozana è la società spagnola che propone le birre più diverse sul mercato: 13 tipi in oltre 60 formati diversi. Nel 1976 aprì la strada alla produzione della prima birra analcolica (Ambar Sin); nel 2008 lanciò la prima birra spagnola a base di grano (Ambar Caesaraugusta). Produce anche l’unica birra fermentata ad alta temperatura in Spagna (Ambar 1900) e l’unica birra scura prodotta con zucchero di canna in Europa (Ambar Negra).
Con una produzione annua di circa 70 milioni di ettolitri, occupa una posizione dominante nel mercato della birra aragonese, col 50% delle vendite; mentre la quota nazionale scende al 2%.
Ambar Especial, lager di un brillante colore giallo dorato carico (g.a. 5,2%); il prodotto più rappresentativo della casa. Con una media frizzantezza, la schiuma bianca fuoriesce generosa, minuta, spessa, cremosa, di ottima tenuta e allacciatura. L’aroma si apre dolce e granuloso, lievemente acido e speziato, con malto, uva, grano, pera, burro, miele, sciroppo di lamponi, mosto, lievito, mais, luppolo erbaceo. Il corpo medio tende decisamente al leggero, in una consistenza peraltro abbastanza acquosa. Il gusto si distende morbido e delicato, piacevolmente dolce e misuratamente amaro, e non senza una fresca punta di acidità in prossimità del traguardo: tutto merito del notevole equilibrio raggiunto dal malto e da un collaborativo luppolo floreale. La secchezza del finale, con qualche spunto amarognolo, arriva a essere alquanto astringente. Erbaceo e dolciastro, il retrolfatto esala suggestioni lattiginose.
Ambar Caesaraugusta, wheat ale di colore giallo/oro e dall’aspetto torbido (g.a. 5,2%). Caesaraugusta o Caesar Augusta era il nome della città romana di Saragozza, fondata come colonia immunitaria di Roma nell’anno 14 a.C. La nuova città si chiamava Colonia Caesar Augusta e godeva del privilegio di mostrare il nome completo del suo fondatore. La carbonazione è abbastanza vivace; la schiuma, di un bianco perla e un po’ ruvida, ricca, fine, cremosa, durevole e aderente. Il bouquet olfattivo si apre con frutta a pasta bianca; seguono sentori di malto, lievito, frumento, paglia, agrumi, erbe fresche, luppolo floreale: intanto che, a infervorare il tutto, si alzano dal sottofondo spifferi di cumino, semi di coriandolo, menta verde, chiodi di garofano. Il corpo medio ha una consistenza abbastanza acquosa. Il gusto si snoda estremamente morbido, con note cremose e maltate, fruttate e agrumate, floreali ed erbacee, speziate e acide di grano. Un rinfrescante pot-pourri insomma, di dolce e amaro, acre e acido. Anche il finale, dominato dal lievito, si rivela agrumato, amaro e acido. Frutta e spezie animano invece le lunghe sensazioni del retrolfatto.
Ambar Export, imperial pilsner di colore ambra scuro e dall’aspetto piuttosto velato (g.a. 7%); nata nel 1980. La produzione prevede tre tipi di malto, doppio periodo di fermentazione e lenta maturazione in cantina. Con una morbida effervescenza, la schiuma, di un bianco sporco, emerge abbondante, sottile, cremosa, di buona tenuta e sufficiente allacciatura. All’olfatto si esprimono, con disinvoltura e una certa intensità, sentori di malto tostato, caramello, zucchero di canna, biscotto, sciroppo di zucchero; mentre il luppolo sembra intenzionato a far sentire la sua labile presenza dal sottofondo. Il corpo ha la struttura di una bock, e avvolge il palato con morbidezza calda e intrigante. Nel gusto, l’amabilità del malto viene bilanciata da opportune note di luppolo che favoriscono anche l’asciuttezza del finale. Finale, segnato peraltro dall’amarore dei malti tostati. Nella brevità della persistenza retrolfattiva la dolcezza misurata del cereale fa il bello e il cattivo tempo, con la tacita connivenza di impressioni metalliche e alcoliche.
Ambar Negra, dunkel di colore marrone molto scuro, vicino al nero (g.a. 4,8%); offerta in un’attraente bottiglia serigrafata. Viene prodotta, con utilizzo dello zucchero di canna, in base a una ricetta del 1901 sviluppata dal primo birraio della casa, Charles Schlaffer. Con una media effervescenza, la schiuma, marrone chiaro, sbocca non così generosa, ma sottile, cremosa, durevole, aderente. All’olfatto, lo zucchero di canna utilizzato è ben riconoscibile, sia pur debole, di caramello; più vividi spirano invece i sentori di malto tostato, caffè espresso, liquirizia, pane di segale, terra, salsa di soia, melassa, cioccolato, toffee, lievito, frutti di bosco, aceto di mele, luppolo resinoso. Il corpo, da leggero a medio, ha una consistenza pià semioleosa che acquosa. Mantenuta a un livello adeguato dalla secchezza, dal luppolo terroso e dall’acidità delle tostature, la dolcezza del malto si tiene ben lontano dal minimo accenno di stucchevolezza, tanto nel morbido approccio quanto per l’intera corsa peraltro addirittura invitante. Il finale, moderatamente amaro con una sensazione di lieve astringenza, consente al retrolfatto, nella sua discreta persistenza, di esprimersi piacevolmente con impressioni maltate e terrose, insieme.
Ambar Pale Ale 1900, english pale ale di colore dorato chiaro (g.a. 4,8%). La sua produzione ebbe inizio nel 1996. Con una morbida effervescenza, la schiuma bianca sbocca di modeste dimensioni, fine, cremosa, piuttosto evanescente e senza la minima allacciatura. L’aroma si apre alquanto tenue e granuloso, di malto dolce e lieve luppolo erbaceo; con un sottofondo vegetale e floreale, di fieno e cereali, di amido e pane tostato. Il corpo ha una spiccata tendenza alla leggerezza, in una consistenza peraltro abbastanza acquosa. Nel gusto, la componente maltata è più debole, a tutto vantaggio di quella luppolizzata, che può esprimersi in piena libertà, ma non uscendo mai dalle righe, a evitare il minimo sbilanciamento in un percorso regolare e dalle proprietà estremamenre rinfrescanti. Il finale si rivela secco e amaro nella sua scarsa persistenza; il retrolfatto, quasi astringente, ricco com’è di scorza di pompelmo e lime.
Zaragozana Sputnik, flavored-other di colore dorato il cui pallore è dovuto alla tostatura molto leggera del malto (g.a. 5,9%); birra aromatizzata alla vodka. Lanciata in Spagna circa 50 anni fa, continua ad aver successo, specie presso i giovani, in molti paesi europei. Con una carbonazione abbastanza sostenuta, la schiuma bianca si leva molto sottile, ma scarsa ed evanescente. L’aroma, dolce e granuloso, è dominato nettamente dalla vodka e da una ben riuscita combinazione di arancia e di limone. Il corpo leggero tende al rotondo, con una morbidezza esuberante. Anche il gusto si propone con una piacevole dolcezza, fruttata e liquorosa, estremamente rinfrescante e dissetante, grazie alle sue note intensamente citriche. Il finale si rivela alquanto secco e amaro; ma lascia presto il campo a una discreta persistenza retrolfattiva dalle impressioni aromatiche calde, zuccherine e pulite.