Cooper’s Brewery

Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Adelaide/Australia
Birrificio di antiche origini, nato quasi per caso nel 1862.
Il calzolaio Thomas Cooper, insieme alla moglie, aveva lasciato da un bel po’ lo Yorkshire per cercare fortuna nella città fondata appena nel 1836 da coloni britannici. Un giorno Alice si ammalò e, convinta, chiese al marito di prepararle una certa ale inglese di cui lei, figlia di un oste, conosceva le virtù ricostituenti. Come nelle favole, la birra incontrò un tale successo da incoraggiare i Cooper ad aprire un microbirrificio. Solo che Thomas era un predicatore metodista e, nemico dei pub, dovette limitare la vendita ai privati tramite consegna a domicilio.
Per necessità di spazio, nel 1881 la fabbrica si trasferì nell’attuale sede di Upper Kensington (nel quartiere di Leabrook), continuando a produrre ale non filtrate e con maturazione in bottiglia. Mentre la maggior parte dei birrifici australiani cominciavano a “sfornare” a ciclo continuo quelle lager chiare pastorizzate per il consumo di massa che vengono ancora chiamate “bitter”.
Negli anni ‘60 del secolo XX, proprio perché fabbricava ale, la Coopers poté stipulare con l’unica altra azienda birraria in Australia Meridionale, la South Australian (produttrice invece di lager), un accordo che le garantisse la sopravvivenza.
Le generazioni si sono succedute alla sua guida, ma la Coopers è sempre rimasta fedelmente ancorata alla tradizione. Si prepara il malto in casa, utilizza invariabilmente una coltura di lievito risalente all’inizio del secolo XX, usa per la fermentazione tini aperti costruiti con il locale legno di jarrah. All’atto dell’imbottigliamento poi aggiunge mosto fresco per provocare la rifermentazione.
Sicché, pesantemente sedimentata, la birra assume un aspetto quasi torbido; e appunto per questo, col nome di sparkling ale (“ale scintillante”), viene considerata un classico australiano.
Soltanto a partire dal 1969 anche la Coopers Brewery qualcosa, cominciò a cambiare: allora la produzione di lager, oggi i fermentatori conici in acciaio inossidabile. Resta comunque una delle poche birrerie australiane a fabbricare soprattutto ale. Ale che, con l’inizio dell’esportazione dal 1963, si sono pian piano imposte in tutto il mondo, al punto che neanche un terzo dell’intera produzione (oltre 700 mila ettolitri annui) rimane più in patria; mentre alcune, per allungare la conservabilità, vengono filtrate.
Da annotare poi che, con il passaggio della Lion alla Kirin nel 2009 e del Foster’s Group alla SABMiller nel 2011, la Coopers Brewery divenne, nel suo Paese, la più grande fabbrica di birra di proprietà australiana. Non solo, è tuttora anche principalmente nelle mani della famiglia Cooper; mentre una particolare costituzione societaria rende quasi impossibile la vendita di azioni a estranei.
Cooper’s Sparkling Ale, blond ale di colore dorato carico e dall’aspetto torbido a causa dei fondi di lievito (g.a. 5,8%); la birra di maggior successo. L’originario colore ambrato, dal 1980, si è chiarificato. Anche il sapore ultimamente pare abbia perduto in parte le caratteristiche note di banana. Diversamente da quella delle ale di area anglosassone, l’effervescenza non risulta affatto piana; e la spuma fuoriesce fine e compatta, anche se di scarsa persistenza. L’aroma è una miscellanea organica di sensazioni fruttate, con particolare risalto della banana e degli agrumi. Il corpo, molto ricco, e di consistenza tra oleosa e acquosa, sorregge un gusto brioso e rinfrescante in cui si alternano note di lievito, malto, erbe, e della solita banana. Il lungo finale sfocia in un retrolfatto che privilegia il delicato amarore del luppolo.
Cooper’s Best Extra Stout, extra stout di colore nero (g.a. 6,3%); a fermentazione alta. Utilizza tipi di malto scuri e tostati prodotti dall’azienda. Con una morbida effervescenza, la spuma si forma alta e compatta. L’aroma è pieno di malto torrefatto, con sentori di cioccolato fondente, caramello, frutti scuri, liquirizia, fumo, aceto balsamico. Il corpo si presenta solido, vigoroso ma, insieme, di una consistenza densa, cremosa. Il gusto, molto equilibrato, dona tutta la ricchezza degli ingredienti tostati, anche evocazioni di caffè amaro, luppolo floreale. Il finale arriva secco e moderatamente amaro. Il retrolfatto, con le sue lunghe sensazioni di caffè scuro e cioccolato al latte, completa il carattere di una bevanda forte e corroborante.
Coopers Dr. Tims Traditional Ale, blond ale di colore paglierino dorato (g.a. 4,5%). Il condizionamento in lattina lascia un residuo naturale di lievito e intorbida l’aspetto. Con una media effervescenza, la spuma mostra apprezzabile tenacia. L’aroma fruttato propende per il dolce. Il corpo, da leggero a medio, presenta una tessitura decisamente acquosa. Il sapore abboccato di malto riceve dalla base secca di luppolo il giusto equilibrio; nel finale però la dolcezza si accentua, e rimane fin nel corto retrolfatto che trova comunque il tempo di erogare una rinfrescante punta di acidità.