BrewDog

Tratto da La birra nel mondo, Volume I, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Ellon/Scozia
Fabbrica di birra fondata nel 2007 da due giovani, James Watt e Martin Dickie a Fraserburgh, una cittadina affacciata sul Mare del Nord. Nel 2012 avvenne il trasferimento nella vicina Ellon, sempre nell’Aberdeenshire; mentre la sede originaria rimaneva come laboratorio per birre sperimentali.
La produzione, che supera i 220 mila ettolitri annui, si articola in un’ampia varietà di stili che, al loro interno, presentano notevoli diversità di contenuto alcolico. Difatti la BrewDog ha fin dall’inizio cercato di differenziarsi dalle altre birrerie di tutto il mondo con prodotti sempre più ricercati. Basti pensare alla Tactical Nuclear Penguin del 2009 (g.a. 32%); o, addirittura, alla Thee End of History del 2010 (g.a. 55%).
BrewDog Punk IPA, india pale ale di colore dorato carico (g.a. 5,6%, in precedenza 6%); la birra più venduta dell’azienda. Con una media effervescenza, la schiuma emerge compatta e stabile. L’aroma è fresco e intenso, con sentori di frutta tropicale, agrumi, aghi di pino. Il corpo medio ha una consistenza cremosa. Il gusto defluisce piuttosto asciutto, nelle sue tre fasi ben distinguibili: inizio di malto, centro amaro da luppolo resinoso, finale agro di scorza di pompelmo con una rinfrescante punta di acido. Il retrolfatto appare corto, amarognolo, ripulente.
BrewDog Hardcore IPA, imperial IPA di colore ambrato intenso con riflessi rossastri (g.a. 9,2%). La spuma, a trama minuta e cremosa, è gestita da una carbonazione piuttosto bassa. Una vera e propria esplosione di frutta tropicale infervora l’olfatto; a fatica si percepiscono i peraltro timidi sentori di malto, agrumi, lievito, luppolo. Il corpo medio-pieno presenta una trama molto liscia. Anche il gusto è decisamente segnato dalla frutta tropicale, ma non oltre metà corsa, perché improvvisamente si leva l’amarore del luppolo col supporto di erbe aromatiche. Il finale quasi non compare, lasciando campo libero alla lunga persistenza retrolfattiva, che richiama un amaro resinoso solo dopo aver erogato un’abbondante dolcezza insufflata di calore alcolico.
BrewDog Tokyo, imperial stout di colore marrone scuro, quasi nero (g.a. 18,2%). Quando fu messa in commercio la prima volta, nel 2008, con 12 gradi di alcol, si attirò addosso gli improperi della stampa e delle associazioni scozzesi contro l’alcolismo, ritenuta quasi una birra “immorale”. Ma l’azienda, invece di arrendersi, l’anno dopo aumentò addirittura il contenuto alcolico, e la Tokyo divenne la birra più alcolica mai prodotta in Inghilterra. Utilizza abbondanti quantità di malti speciali, gelsomino e mirtilli rossi; invecchia poi in botti di rovere francese. Con un’effervescenza piana, la schiuma beige si forma abbondante e di buona ritenzione. La finezza olfattiva non è certo elegante, a parte la dolcezza un po’ pesante; si rivela invece elevata l’intensità, con sentori di malto tostato, caramello, frutti rossi, cioccolato amaro, vino passito, legno, uvetta. Il corpo pieno ha una consistenza alquanto viscosa, e appiccicosa. In bocca, non può che regnare la dolcezza alcolica, anche se l’etanolo fa di tutto per non apparire aggressivo; comunque, le note di ciliegia, melassa, zucchero di canna, caramello, vengono ben tenute sotto controllo dal cacao amaro, da erbe aromatiche, e, particolare non trascurabile, dalla buona dose di acidità erogata dalle tostature e dai chicchi di caffè. Il finale apporta una secchezza astringente. Il lungo retrolfatto esala delicate sensazioni di cacao, anice, legno, tabacco, cenere: il tutto avvolto in un cordiale alone di frutta sotto spirito.