Brauerei Rittmaier Hallendorf

Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Hallendorf/Germania
Antico birrificio/brewpub bavarese nel distretto di Forchheim, in Alta Franconia.
Fu fondato nel 1422 dalla famiglia Rittmayer, ed è a tutt’oggi nelle mani di Georg Rittmayer.
Nel 2012 furono inaugurati, nella periferia di Hallensdorf, i nuovi impianti produttivi della capacità di circa 35 mila ettolitri annui. Mentre in un edificio accanto, già dal 2000, il moderno centro d’imbottigliamento, dalla capacità massima di 18 mila bottiglie l’ora, imbottiglia anche per altri produttori della Franconia.
Per la degustazione invece, oltre ai locali originari del vecchio birrificio in pieno centro di Hallensdorf, la Kreuzbergkeller, fuori città, è dotata di un bellissimo biergarten per i mesi estivi.
L’innovazione apportata da Georg Rittmayer, che ha trasformato l’azienda di famiglia in una piccola impresa di medie dimensioni, non si è limitata agli impianti produttivi. Alla tradizionale produzione rigorosamente tedesca, e in ottemperanza al Reinheitsgebot, ogni anno affianca alcune edizioni speciali (Rittmayer Annual Reserve) o maturate in legno (Rittmayer Oak Reserve). Ma non è finita.
Da molti anni il mercato tedesco della birra accusa un pauroso calo nei consumi. Cosa che ha spinto molti produttori, anche i più fedeli alla tradizione nel corso dei secoli, a entrare nel mondo della Craft Beer Revolution. Questo mondo, chiaramente, consente di recuperare in parte i mancati introiti determinati dal calo dei consumi con prodotti premium commercializzati a prezzi più alti. Mentre viene a preferenza usato il formato 33 cl, per il più elevato tenore alcolico che ne suggerisce un consumo più moderato.
E Georg Rittmayer non è certo rimasto con le mani in mano. Ha lanciato quindi, nel formato 33 cl appunto, una linea parallela, Kraftbier.
Soffermiamoci quindi su qualche esemplare di questa nuova gamma.
Rittmayer Smoky George, smoked di un limpido colore ambrato (g.a. 7%); realizzata, con malto torbato scozzese, in collaborazione con il Nürnberger Whisky Club. La carbonazione è piuttosto bassa; la schiuma bianchiccia che si forma, fine, compatta, cremosa, di buona persistenza. L’aroma si esprime con aspra intensità: speck, aia, torba, formaggio, cuoio, terra, falò, resina, abete rosso, barbecue, salsa di soia, lasciano a malapena respirare sentori floreali, erbacei e di malti caramellati. Il corpo medio ha una consistenza tra oleosa e grassa alquanto appiccicosa. Lo scenario olfattivo si trasferisce interamente nel gusto, con l’unica differenza che, qui, gli elementi compositivi assumono una falsità ruffianesca, con la complicità dell’alcol che, non diversamente, riscalda senza osare mettere la testa fuori. Nel breve finale si fanno blandamente vive le tostature, una sorta di transizione verso la dolcezza di biscotto al burro e caramello delle discrete suggestioni retrolfattive.
Rittmayer Heller Bock, helles bock/maibock di un brillante colore dorato (g.a. 6,8%). Con una carbonazione moderata, la spuma bianca, fine, compatta, cremosa, ostenta stabilità e aderenza. L’olfatto esala freschi e puliti profumi di malto biscotto, caramello, fieno, cereali, fiori di campo, resina, pane tostato, miele millefiori, erbe aromatiche. Il corpo medio tende al pieno, in una consistenza alquanto cremosa che lo rende morbido e gradevole. Pane, biscotto, miele, uvetta, albicocca, lievito speziato, allestiscono una solida base per lo scorrimento armonioso delle note erbacee e terrose con l’incombenza di tenere in piedi un equilibrio decente per l’intera durata della lunga corsa. Da parte sua, l’alcol riscalda delicatamente la bevuta quasi senza farsi notare. Benché corto, il finale riesce a insinuare quella dose amaricante indispensabile perché un bilanciamento consolidato non venga a patire l’imminente arrivo delle persistenti suggestioni retrolfattive, calde e abboccate di frutta sotto spirito.
Rittmayer Summer 69, wheat ale di colore dorato intenso con venature arancio e dall’aspetto opalescente (g.a. 5,9%). A parte la canonica percentule di frumento peraltro non dichiarata, utilizza il luppolo americano Amarillo e un ceppo di lievito anglosassone per ale. La carbonazione è da morbida a media; la schiuma bianchiccia, minuta e cremosa, ma non di lunga durata. Malto tostato, lievito, albicocca matura, resina, luppolo floreale, grano, banana, agrumi, erbe aromatiche, caramello, abete rosso, faticano abbastanza per farsi notare tra la pervicacia dei semi di coriandolo e dei chiodi di garofano. Il corpo appare piuttosto pesante, pur nella sua consistenza schiettamente acquosa. Leggermente luppolizzato all’imbocco, poi dolce e fruttato per un po’, il gusto prende note vieppiù spiccatamente maltate, scansando addirittura, in prossimità del traguardo, grano ed esteri di lievito. Al delicato amarore del breve finale, fa quasi il verso la gradevole dolcezza della frutta tropicale che pone l’accento sullo sfuggente maltato del retrolfatto.
Rittmayer Bitter 58, pilsener di colore dorato e dall’aspetto a malapena velato (g.a. 5,8%). Oltre al tedesco Tettnang, utilizza i luppoli americani Citra e Cascade, portando a 58 le unità di amaro. È presentata come punto d’incontro tra una ESB e una pilsner della Franconia. La carbonazione è quella di una bitter, non certo della pils; la schiuma bianca, comunque, fuoriesce sottile, cremosa, piuttosto scarsa ma di notevole tenuta. L’olfatto, fresco e pulito, presenta anche una buona intensità: cedro, pompelmo e lime si uniscono a sentori floreali, di miele, frutta tropicale, erbe e luppolo speziato in un’armoniosa fragranza sinergica. Il corpo medio ha una consistenza alquanto oleosa. Nel gusto, miele, cracker, cereali e mollica di pane allestiscono una solida base, nonostante il blando supporto degli agrumi e della frutta tropicale: e, su quella base, si esibiscono, in perfetto equilibrio, l’amarore delle erbe e la speziatura della pesante luppolizzazione. Nel finale si allenta abbastanza la morsa amaricante; mentre dalla discreta persistenza del retrolfatto si levano impressioni fruttate e floreali che finiscono per rispondere a un flebile richiamo terroso ed erbaceo.