Brauerei Pinkus Müller

Tratto da La birra nel mondo, Volume III, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Münster/Germania
Azienda della Renania Settentrionale-Westfalia.
Nel 1816 Johannes Müller si trasferì, da Hildebrandshausen, a Münster; sposò Friederika Cramer; aprì un birrificio con pub e un panificio nel Kuhviertel (“Quartiere delle mucche”) della città vecchia.
Nel 1866 il panificio venne chiuso e, al suo posto, fu aperta una malteria.
Nei successivi 100 anni il birrificio e il pub furono ampliati. Nel 1993 fu aperto un impianto d’imbottigliamento nella vicina città di Laer.
Rimasta sempre nelle mani dei discendenti del fondatore, oggi l’attività risulta costituita da un birrificio con mescita e ristorante annessi. L’attuale denominazione è dovuta al soprannome appioppato dal padre al rappresentante della quarta generazione morto nel 1979, Carl Müller, noto come “il birraio cantante”, in realtà un professionista.
Le dimensioni non superano quelle di una Hausbrauerei e la produzione annua a stento raggiunge i 20 mila ettolitri; ma la Pinkus Müller è in grado di soddisfare anche la crescente domanda che arriva dall’estero, specie dagli Stati Uniti. Ultimo birrificio dei 150 che un tempo producevano altbier a Münster, è inoltre proprietario di parecchi ristoranti.
Le birre a marchio Pinkus sono tutte particolari, e dal 1990 elaborate esclusivamente con materie prime da agricoltura biologica certificata. Superfluo aggiungere la rigida conformità al Reinheitsgebot.
Pinkus Münster Alt, altbier di colore giallo dorato e dall’aspetto lievemente torbido (g.a. 5,1%); conosciuta anche come Pinkus Organic e Pinkus Original Obergärig Alt. In questo caso, il termine alt indica semplicemente una vecchia tipologia, non il classico stile di Düsseldorf. Viene elaborata infatti con un insolito assemblaggio di malto: 40% di frumento e 60% d’orzo. Utilizza lievito di alta fermentazione. Matura per sei mesi, a temperatura di cantina, in vasche tradizionali di conservazione con all’interno una coltura lattica e subisce il kräusening. E, grazie alla lunga conservazione, prende un carattere rinfrescante come il vino, tanto che, a proposito, gli esperti si esprimono così: “Pink Old, la cosa giusta”. Con una carbonazione abbastanza sostenuta, la schiuma, di un bianco sporco, prorompe con un’imponente cresta, minuta e spessa, per poi dissolversi molto lentamente. L’aroma si diffonde pulito, gradevole, a base di un fine luppolo fruttato con insufflazioni vinose, floreali, di malto, fieno, miele, uva bianca, caramello, lievito, erbe, terra. Il corpo, da leggero a medio, presenta una trama piuttosto annacquata. Nel gusto, morbido, vivace e asciutto, pare che l’ottimo malto abbia del tutto, o quasi, respinto l’intervento del luppolo, preferendo accompagnarsi a una delicata acidità lattica. Ma, nel finale, il rampicante impone le sue note amare a base di erbe. Il retrolfatto mostra una discreta persistenza, con suggestioni aspre e rinfrescanti all’insegna di uno stuzzicante piccantino.
Pinkus Hefe Weizen, hefe weizen di colore giallo paglierino e dall’aspetto torbido (g.a. 5%); conosciuta anche come Pinkus Organic Wheat Beer. È realizzata con malto, al 60%, di frumento e, al 40%, d’orzo. Sebbene di composizione tipicamente meridionale, con prevalenza cioè del frumento nell’impasto, per il gusto si avvicina molto alla weissbier del Nord. Con una carbonazione tipicamente alta, la schiuma bianca erompe sottile, fitta e tenace. L’aroma si schiude con delicata freschezza, intanto che spirano profumi di coriandolo e chiodi di garofano a far da chioccia per i timidi sentori di malto, banana, grano, lievito, agrumi, caramello, pasta di pane. Il corpo appare quasi medio, nella sua consistenza acquosa. Il gusto si snoda pieno, brioso, frizzante: risente distintamente il cereale, che apporta la debita acidità, ma emana anche una punta aspra di limone. Al finale, intensamente fruttato, tiene dietro un discreto retrolfatto, equilibrato, asciutto, piuttosto piccante.
Pinkus Pils, pilsener di colore giallo dorato (g.a. 5,2%); conosciuta anche come Pinkus Ur Pils. Matura a freddo per tre mesi. La carbonazione è abbastanza alta; la schiuma bianca, fine, cremosa e di lenta dissoluzione. L’aroma esibisce un’eccellente luppolizzazione floreale che, comunque, non interagisce minimamente a scapito dei delicati sentori di malto dolce e granuloso, pane tostato, miele, frutta, erba fresca, fieno, agrumi. Il corpo, da leggero a medio, ha la tipica consistenza acquosa che facilita la scorrevolezza della bevuta. Nel gusto riscontriamo subito un vivace carattere maltato, con solida base fruttata, che consente il defluire armonico di note via via più ispirate da un piacevole amarore, fino a un certo acidulo in prossimità del traguardo. La secchezza del breve finale ripulisce il palato, preparandolo a ricevere le impressioni di agrumi, erbe aromatiche e lievito speziato nella lunga persistenza retrolfattiva.
Ma la specialità della casa non è una semplice birra:
Altbier Bowle, altbier fruttata. Si versa nel bicchiere cilindrico un cucchiaio di frutta sciroppata (frutta fresca di stagione, generalmente fragole o pesche d’estate e arance d’inverno, tagliata a dadini e macerata per un giorno in acqua zuccherata), si aggiunge altbier fino al riempimento e… si ottiene una fresca ed eccitante combinazione di aroma della frutta e acidità del frumento. Ovviamente, non si usa frutta col nocciolo, perché apporterebbe un gusto amaro di mandorla assolutamente estraneo.