Brauerei Locher

Brauerei Locher

Tratto da La birra nel mondo, Volume III, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Appenzell/Svizzera
Azienda familiare nel Canton Appenzell Innerrhoden che, oltre alla bellezza del paesaggio tra rigogliosi pascoli, vanta un morboso attaccamento degli abitanti alle antiche tradizioni. È conosciuta infatti come la produttrice dell’Appenzeller Bier.
Si hanno notizie di una fabbrica di birra, a Appenzell, fin dal 1810. Nel 1830 fu costruita una nuova fabbrica, mentre gli edifici giunti fino ai nostri giorni sono del 1864.
Nel 1886 la birreria fu rilevata da Johann Christoph Locher diventando, nel 1963, società per azioni.
A partire dagli anni Novanta, l’azienda prese a “sfornare” prestigiose birre di fermentazione bassa che hanno fatto la sua fortuna.
Oggi la produzione annua, che può avvantaggiarsi dell’acqua fresca di sorgente dell’Alpstein, supera i 140 mila ettolitri. Mentre la famiglia di birrai impersona la quinta generazione.
Locher Castégna, lager alle castagne di colore dorato pallido e dall’aspetto intorbidato dai lieviti (g.a. 5%); lanciata nel 1999. Con una morbida effervescenza, la spuma bianca emerge minuta, cremosa, aderente, anche se di breve durata. L’aroma si schiude sottilmente dolce, senza però una consistenza specifica. Il profumo di castagne, si avverte netto solo nel retrolfatto, e occorre che la temperatura di servizio sia un po’ più elevata rispetto a quella normale per le lager. Anche l’equilibrio gustativo è orientato alla dolcezza; ma il luppolo, quantunque scarso, riesce ad apportare il quid in amaro necessario perché il sapore diventi molto gradevole. Il corpo, da leggero a medio, presenta una trama un po’ cremosa. La finitura, breve e dolce, reca note amare di erbe secche dall’accento fumoso.
Locher Quöllfrisch Naturtrüb, zwikelbier di colore giallo intenso e dall’aspetto torbido (g.a. 4,8%); lanciata nel 1992. Con una moderata effervescenza, la schiuma bianca emerge sottile, alta, di notevole ritenzione. L’olfatto è praticamente indefinibile, con un pot-pourri di odori: malto, caramello, frutta, cracker, grano, limone, lievito, paglia, miele, luppolo in fiore, erbe, burro, tabacco, pane, biscotto tostato, terriccio. Il corpo appare piuttosto sottile, in una trama da acquosa a oleosa. Il gusto inizia amabile e granuloso, per prendere via via note floreali, terrose, di tabacco, lieviti selvaggi; fino a quando non emerge dal fondo un amarore deciso di luppolo erbaceo. Il finale secco, pulito, alquanto piccante, preannuncia uno sfuggente retrolfatto che ricorda vagamente il porridge.
Locher Naturperle, altra zwikelbier di colore dorato pallido e dall’aspetto velato (g.a. 5%); immessa in commercio nel 1996. Viene elaborata con malto d’orzo e luppolo provenienti da coltivazioni biologicamente controllate e maturata in botticelle di legno. L’effervescenza moderata genera una spuma bianca spessa, cremosa, di bassa ritenzione. L’aroma, che pure è dominato dal malto, offre anche vaghi sentori di agrumi, erbe, luppolo floreale. Il corpo, da leggero a medio, presenta una trama alquanto oleosa. Il gusto ha una lieve dolcezza di frutta e malto biscotto; ma scorre in un alveo secco tra note aspre e amare. Il percorso è abbastanza lungo, e termina con una netta sensazione di terra. Anche il retrolfatto si protrae abbastanza, nel suo amarore erbaceo, asciutto, pulito, rinfrescante.
Nel 1991 Karl Locher rispolverò un’antica tradizione basata sulle credenze locali circa gli effetti dell’attrazione lunare. Idee peraltro formalizzate dal filosofo austriaco Rudolf Steiner, fondatore, nel 1913, della Società di Antroposofia.
Dunque la luna influenzerebbe i fenomeni terrestri e specie quelli biologici. Pertanto nelle notti di luna piena la fermentazione avviene più rapidamente. Non si ha certezza invece che anche il gusto migliori. Nacque così la:
Locher Vollmond, premium lager di colore dorato pallido e dall’aspetto alquanto torbido (g.a. 5,2%). Il nome, in tedesco, vuol dire “Luna Piena”. Viene prodotta in una sola cotta al mese. Rispetto alle birre “normali” dell’azienda, si presenta più secca e beverina. Con una moderata effervescenza, la spuma bianca sbocca densa, non così generosa ma di buona ritenzione. L’olfatto ostenta un pregevole equilibrio tra i profumi del malto e quelli di terra del luppolo, mentre sembrano rimanere alla finestra sentori di pane, miele, biscotti, limone, cracker, pepe. Il corpo, da leggero a medio, ha una tessitura un po’ acquosa. Il gusto, dall’imbocco dolce di malto e cereali, passa presto a un asciutto amarore di agrumi, per cedere il campo a una fresca nota acida, che si stempera nel corto finale ben luppolizzato. Il retrolfatto si dilunga abbastanza nella sua articolata ricchezza, in cui risultano ben riconoscibili secche impressioni erbacee, metalliche, amare, piccanti.