Brasserie Almaza SAL

Tratto da La birra nel mondo, Volume I, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Beirut/Libano
Fabbrica nata, col nome di Brasserie Franco-Libano-Syrienne, a Bauchrieh, nel distretto del Metn, nel 1933, quando il Libano era ancora sotto il mandato francese. Fu opera di soci libanesi (con la maggioranza in mano alla famiglia Jabre), con un budget limitato e su progetto dell’architetto Antoine Tabet.
Nel 1950 l’azienda prese il nome di Brasserie et Malterie Almaza (in arabo, almaza vuol dire “diamante”).
Nel 1960 la gestione della società passò nelle mani della seconda generazione di azionisti.
Nel 1990, con la nascita della II Repubblica Libanese, furono investite ingenti somme di capitale, e la fabbrica prese il nome definitivo di Brasserie Almaza SAL.
Nel 2002 la Heineken, già proprietaria del 10%, rilevò un altro 69%, diventando così socio di maggioranza.
Le birre vengono tuttora realizzate secondo le tecnologie Heineken, a ricordo del periodo in cui la produzione avveniva in collaborazione e sotto la supervisione tecnica della Amstel Brouwerij di Amsterdam, finché quest’ultima, nel 1968, venne fagocitata dalla Heineken e la sua fabbrica chiusa.
La birra della Almaza SAL, di buona qualità e perfetta per il clima e la cucina libanese, ha anche un buon flusso di esportazione verso Canda, Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Australia e Medio Oriente, per rifornire i numerosi locali libanesi.
Inizialmente l’unica birra prodotta era la Almaza Pilsener. Poi l’ingresso della Heineken e la comparsa di un’azienda concorrente diedero impulso alla produzione di nuovi stili, sempre a marchio Almaza.
Intanto, nel 2003, era stato acquisito il marchio Laziza, di una vecchia fabbrica di birra locale. I prodotti a marchio Laziza, essendo analcolici, sono rivolti ai consumatori islamici. Non viene invece più prodotta la dorata Laziza, con la gradazione alcolica del 5%.
Almaza Pilsener, czech pilsner di colore dorato chiaro (g.a. 4%). La prima birra prodotta in Libano, nel 1933. Benché etichettata come pilsner d’ispirazione ceca, si avvicina di più alla lager. Viene infatti prodotta con più del 25% di amido di mais perché soddisfi il gusto dei consumatori libanesi che preferiscono una birra più delicata e dolce. Con un’effervescenza piuttosto decisa, la schiuma emerge sottile, abbondante e di sufficiente stabilità. L’aroma propone evanescenti sentori di malto, mais, riso, non senza un lontano richiamo di luppolo erbaceo. Il corpo appare più leggero che medio. Il gusto sa di biscotto, pasta di pane, burro, sciroppo; si esprime comunque con moderata dolcezza e delicato amarore. Il finale arriva alquanto astringente con la sua secchezza. Il luppolo compare soltanto nel retrolfatto, ma in forma a malapena percettibile.
Almaza Pure Malt, dunkel marrone chiaro (g.a. 6%); immessa in commercio nel 2006. Prodotta col 100% di malto d’orzo, ha note di malto più accentuate rispetto alla Pilsener e, ugualmente, un corpo molto più consistente. L’effervescenza è moderata; la schiuma, cremosa ma di scarsa durata. Il naso esala profumi di caramello, malto appena tostato, e un tocco di luppolo erbaceo. Il corpo ha una media intensità. Il gusto, ricco di malto, non manca di qualche accenno allo zucchero di canna. Il finale, abbastanza dolce, prelude a un discreto retrolfatto caramellato e, insieme, opportunamente luppolizzato.
Almaza Non Alcoholic, lager analcolica di colore paglierino: carbonazione media, schiuma piuttosto grossolana ma con buona allacciatura, aroma di cereali e melassa, corpo sorprendentemente pieno, gusto leggero di malto con l’assenza di alcol del tutto impercettibile, finale corto e pulito, retrolfatto appena accennato.
Al Rayess, czech pilsener di colore giallo paglierino (g.a. 5%); una proposta recente.
Laziza Non Alcoholic, lager analcolica di colore dorato chiaro: effervescenza moderata; schiuma di medie dimensioni con scarsa durata; aroma di malto, grano e paglia, con un pizzico di frutta; corpo medio-leggero; gusto piuttosto secco, di malto e mais; finale leggermente dolce.