Jopen

Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Haarlem/Paesi Bassi
Chiariamo subito il significato di questo nome. Nel secolo XV Haarlem (nell’Olanda Settentrionale), già famosa per il tessile, diventò fiorente centro di produzione birraria. Contava un centinaio di fabbriche, che producevano seguendo le ricette imposte dalla municipalità, secondo un’usanza medievale. E Jopen era un barile della capacità di 112 litri per il trasporto della birra. Poi, nel 1916, chiuse anche l’ultimo birrificio della città.
Il ritrovamento di due ricette negli archivi di Haarlem fece nascere, nel 1992, la Haarlem Beer Society Foundation, con l’intento di recupare la storia brassicola locale. Seguirono lunghe ricerche da parte dell’Università di Lovanio e, finalmente, le due ricette poterono essere utilizzate come base per due birre iniziali.
La presentazione avvenne nel 1995, in occasione dei festeggiamenti per il 750° anniversario della fondazione di Haarlem. Ispirate, alla ricetta del 1407, la Jopen Koyt e, a quella del 1501, la Jopen Hoppenbier.
Inizialmente, la produzione avvenne presso la Brouwerij De Halve Maan. Poi, per le sopravvenute difficoltà finanziarie di codesto birrificio, dal 1996 (lo stesso anno in cui avvenne l’acquisto della birra da parte della società commerciale Jopen BV, sotto la direzione di Michel Ordeman) si ebbe il passaggio presso diversi opifici, olandesi e belgi, con a consulente di produzione Chris Wisse.
Finalmente, nel 2010, all’interno dell’antica chiesa sconsacrata di Saint Jacobus nel centro di Haarlem, sorse una fabbrica di birra con annessi una caratteristica caffetteria e ristorante.
Jopen Koyt, traditional ale di colore bruno con riflessi ambrati e dall’aspetto torbido (g.a. 8,5%); con aggiunta di avena e utilizzo di un originale mix di spezie al posto del luppolo. Nel secolo XV era la birra più bevuta ad Anversa. Con un’effervescenza moderata, la schiuma beige emerge densa, cremosa, di media durata. L’aroma si apre deciso ed elegante, a base di malto, frutta secca, caramello, fichi, uva passa, toffee, melassa: sentori infervorati da salvia, zenzero, rosmarino. Il corpo appare consistente e ben rotondo, in una tessitura oleosa. Il gusto, leggermente tendente al dolce, defluisce quasi vellutato tra note di malto, frutti rossi, zucchero di canna, liquirizia, caramello, noci, cioccolato. L’etanolo è presente, ma si mantiene ben nascosto. Il finale arriva fresco e a malapena amaro. Il lungo retrolfatto si esprime alquanto appiccicoso, nelle sue impressioni di sciroppo, melassa, frutta scura, asciugate da zenzero e alcol.
Jopen Hoppenbier, belgian ale di colore dorato e dall’aspettto intorbidato dai lieviti (g.a. 6,8%). È, stilisticamente, di non facile collocazione: oltre al malto d’orzo, utilizza frumento maltato e avena non maltata e viene aromatizzata con luppoli Saaz e Brewers Gold, anche se oggi il produttore dichiara di utilizzare luppoli tedeschi. Con un’effervescenza mediobassa, la spuma bianca esce alta, sottile, densa. L’attraente aroma di luppolo non nasconde i fini sentori floreali, di frutta tropicale, miele, cereali. Nel corpo, da medio a pieno, e di consistenza oleosa, si esalta un cremoso gusto fruttato con richiami acri di agrumi. Il finale arriva brusco, fragrante, secco, e volge lentamente verso un piacevole retrolfatto amarognolo.
Jopen Bok Bier, dunkel bock di colore bruno rossastro e dall’aspetto nebuloso (g.a. 6,5%); prodotto autunnale, conosciuto anche come Jopen Viergranen Bokbier. Realizzata tipicamente a fermentazione alta, con malto d’orzo, frumento, segale e avena grezza, subisce la rifermentazione in bottiglia. Con una media effervescenza, la schiuma, di un beige sbiadito, emerge imponente, minuta, pannosa, ma di rapida dissoluzione. L’aroma si apre intensamente fruttato con, un po’ nascosti, sentori di malto tostato, noci, cioccolato al latte, vaniglia, caffè, liquirizia, toffee, caramello, sciroppo d’acero. Il corpo medio presenta una consistenza cremosa un po’ appiccicosa. Il gusto di malto, con venature speziate, scivola su robusto fondo secco allestito dal luppolo. Il finale appare alquanto legnoso, agrodolce. Impressioni di caramello, pane, uva passa, zucchero di canna, frutti di bosco scuri, caratterizzano la discreta persistenza del retrolfatto.