Harviestoun Brewery

Tratto da La birra nel mondo, Volume II, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Alva/Scozia
Ken Brooker, area manager alla Ford, nel 1984 decise di intraprendere l’attività brassicola, insieme all’amico Eric Harris, anche lui homebrewer. Nacque così a Dollarfield, nel Clackmannanshire, la piccola azienda rurale in un vecchio fienile di pietra in una fattoria all’interno della tenuta di Harviestoun. Tre anni dopo, Ken lasciò il proprio lavoro per dedicarsi esclusivamente alla birra.
Producendo cask conditioned ale, specialità per amatori, non è che l’attività andasse a gonfie vele. Ma l’idea di partecipare, nel 2000, al concorso annuale della Tesko si rivelò la carta vincente per la decisiva svolta commerciale. Questa catena di supermercati infatti ha circa 600 punti vendita in tutta la Gran Bretagna e le birrerie artigianali del Paese che si mettono in luce hanno assicurata un’ampia distribuzione.
Imbottigliate a Dunbar, presso la Belhaven, le birre Harviestoun si fecero presto conoscere in tutte le isole britanniche. Nel 2004, con la sua enorme crescita, la produzione cominciò a diversificarsi; mentre entrava in funzione il nuovo stabilimento nella vicina Alva.
Pur nata come birreria amatoriale, la Harviestoun era cresciuta nel giro di pochi anni, guadagnando anche oltremanica consensi e apprezzamenti testimoniati dalle ripetute premiazioni nei concorsi internazionali. E, di conseguenza, aveva attirato l’attenzione di aziende più grosse e affermate; ma essa fu fermamente decisa a proseguire da sola, in un ambito che le consentisse il contatto diretto con i propri consumatori. Infine però, nel 2006, col pensionamento dei proprietari, passò alla Caledonian Brewery di Edimburgo, che faceva parte della Scottish & Newcastle.
Originale e di sicuro interesse si presentava la gamma di birre che si era andata delineando nel tempo: specialità di carattere e, insieme, di ottima bevibilità. Una produzione totalmente artigianale, dalle fresche e brillanti ale di frumento alle ale tradizionali di un malto secco e impresso dal nocciolato e piuttosto fruttate; nonché un’interessantissima lager non filtrata, vincitrice della medaglia d’oro al Great British Festival nel 1996.
Nel 2008 la Scottish & Newcastle fu rilevata da Heineken e Carlsberg. Ciò fece subito temere per la sopravvivenza del marchio Harviestoun, in mano a due multinazionali continuamente alle prese con strategie di riduzione dei costi e di massimizzazione dei profitti. Allora Stephen Crawley, Sandy Orr e Donald MacDonald, da anni direttori di produzione della Harviestoun, decisero di acquistare il marchio dalla Caledonian.
La Harviestoun Brewery ritornò così indipendente. Inevitabilmente buona parte delle sue vecchie birre vennero abbandonate; mentre, tramite l’importatore D. United International, bussava alla porta il crescente interesse del mercato statunitense per le birre affinate in botte. Nacque di conseguenza, in collaborazione con la distilleria Highland Park, sulle isole Orcadi, un progetto parallelo, chiamato Ola Dubh (che in scozzese vuol dire “olio nero”). Si tratta della Old Engine Oil affinata in botti di rovere utilizzate per l’invecchiamento del Single Malt Scotch Whisky. E le diverse versioni riflettono il tempo di affinamento: si parte dai 12, 16 e 18 anni per arrivare ai 30 e ai 40.
Harviestoun Bitter & Twisted, golden ale di colore oro pallido (g.a. 4,2%, in botte 3,8%). Il nome, che vuol dire “amareggiato e di umore storto”, venne fuori nel periodo in cui a Ken era stata sospesa la patente di guida per eccesso di velocità. Con una carbonazione molto bassa, la spuma bianca emerge sottile, cremosa, di sufficiente allacciatura. L’olfatto si rivela di elevata intensità e gradevole finezza, coi suoi sentori di erba fresca, caramello, limone, luppolo floreale, grano, malto, burro, pane. Il corpo, medio-leggero, presenta una consistenza tra oleosa e acquosa. Il gusto si serve di una solida spina dorsale di malto per districarsi tra note semisecche di pane tostato, agrumi, caramello, luppolo floreale, erbe aromatiche. Il finale risulta all’insegna del fruttato. Il lungo retrolfatto eroga pulite impressioni legnose un po’ astringenti.
Harviestoun Old Engine Oil, porter di colore nero come la pece (g.a. 6%). Denominazione (che significa “vecchio olio motore”) derivante dal mondo delle auto. L’effervescenza è quasi piana; la schiuma beige, di medie dimensioni e di media durata. Al naso, si esibiscono acuti, persistenti, profumi di caffè espresso, malto tostato, caramello, cacao, frutta scura, melassa, fumo. Il corpo rotondo ha una tessitura vellutata. Intriganti note di cioccolato trasmesse dal malto tostato bilanciano a meraviglia l’amarognolo del luppolo. Al lungo finale asciutto, sotto l’egida di cacao e tostature, tiene dietro un piacevole retrolfatto amaro.
Harviestoun Schiehallion, premium lager, in stile boemo, di colore giallo dorato (g.a. 4,8%). Prende il nome dalla montagna intorno alla quale l’astronomo Nevil Maskelyne nel 1774 eseguì l’esperimento per tentare una misurazione della densità della Terra. La versione in barile e in bottiglia è filtrata, e quindi di aspetto limpido. Viene aromatizzata con il luppolo bavarese Hersbruck. La spuma bianca, pannosa e un po’ appiccicosa, è gestita da una media carbonazione. L’aroma appare piuttosto tenue, anche se pulito e fresco, con sentori floreali, di malto, limone, miele, pompelmo, erba appena tagliata. Il corpo è medio e di trama oleosa. Il gusto di malto appare piuttosto amaro, tra note floreali, di agrumi, erbe aromatiche. Nel finale si accentua l’amarore, con un’impressione secca di fieno. Il retrolfatto regala una particolare sensazione dolceamara dall’accento metallico.
Harviestoun Ola Dubh (12 Year Old), old ale di un nero ebano (g.a. 8%). L’effervescenza quasi piatta genera una schiuma color nocciola cremosa e di rapida dissoluzione. L’olfatto si propone pulito, intenso, complesso: malto tostato, caramello, caffè, cioccolato fondente, legno, vaniglia, cenere; il tutto infervorato da forti sentori di whisky. Il corpo, da medio a pieno, ha una consistenza oleosa, pressoché viscosa. Il gusto sa essere morbido, gradevole, allettante, con le sue lunghe note legnose, di caffè, tostature, prugne, liquirizia, conteccia di pino, zucchero di canna: il tutto avvolto dal dolce calore alcolico. Il finale, delicatamente tannico, introduce una lunga persistenza retrolfattiva dalle sensazioni di tostature, fumo, zucchero bruciato.