Brasserie Saint-Monon

Tratto da La birra nel mondo, Volume IV, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Ambly/Belgio
Ambly è una sezione del comune di Nassogne, nella provincia vallone del Lussemburgo. Il birrificio invece fu fondato nel 1996 da Pierre Jacob, un ingegnere agroalimentare appena laureatosi, nella fattoria di famiglia.
Il nome è un omaggio all’evangelizzatore della regione di Nassogne, un monaco (scozzese o irlandese) assassinato nel 645 e quindi santificato come martire.
A sua volta, La Roche-en-Ardenne, nel circondario di Marche-en-Famenne, è una cittadina adagiata accanto a un’ansa del fiume Ourthe e una delle destinazioni turistiche più popolari nelle Ardenne per il castello medievale in uso tra i secoli IX e XVIII. Qui La Cave du Venitien, un fornitissimo negozio di birre, cominciò, nel 2004, a farsi produrre dalla Brasserie Saint-Monon la gamma chiamata La Féodale de la Roche.
La capacità produttiva del birrificio è di 1800 ettolitri, mentre il brassaggio avviene tre volte a settimana con l’aiuto di tutta la famiglia.
Saint-Monon Cuvée Ermesinde, belgian strong dark ale di colore ambrato e dall’aspetto velato (g.a. 8%); rifermentata in bottiglia. Originariamente prodotta per Arelbières di Arton, entrò successivamente in pianta stabile. Utilizza tre tipi di malto, un cereale, due varietà di luppolo, miele locale, erbe, tre spezie di cui due esotiche. Con una media effervescenza, la schiuma ocra sbocca finissima, compatta, cremosa, stabile e aderente. Profumi floreali, agrumati e fruttati, esaltati dalle spezie, con in particolare evidenza il pepe, allestiscono un bouquet di elevata intensità e finezza attraente. Il corpo si esprime in leggerezza, con una trama squisitamente acquosa. Nel gusto, l’imbocco caramellato è seguito a ruota da fichi, miele, liquirizia, buccia d’arancia, lievito, pane croccante, con sottofondo speziato; così come, in dirittura d’arrivo, le note amare di un luppolo fiorito tengono dietro a una rinfrescante punta di frutti acidi. E la calda corsa, sotto l’egida di un etanolo fin troppo discreto, si chiude così, con un secco amarore, che si perde tra le sensazioni citriche e pepate della lunga persistenza retrolfattiva.
Saison de Mai, saison di colore arancio con sfumature ramate e dall’aspetto opalescente (g.a. 8,3%); con utilizzo della stellina odorosa. Con una media effervescenza, la schiuma crema si alza sottile, pannosa, piuttosto grossolana e discretamente tenace. Semplicità e pulizia caratterizzano l’aroma speziato, agrumato, sottilmente acido e alquanto rustico. Il corpo, da medio a leggero, ha una consistenza relativamente grassa. Il gusto reca inizialmente la dolcezza del malto biscotto, poi propone quella della polpa d’arancia, per avviarsi lentamente al traguardo tra rustiche note amare e acide fomentate dal sottofondo di luppolo. Da parte sua, l’alcol fa sentire la sua presenza, ma alla maniera in cui i belgi sono abili maestri. Il finale, secco e speziato, ha un persistente sapore di lievito. L’asperula si fa notare solo nel retrolfatto, lasciando lunghe sensazioni medicinali non così lontane dall’astringenza.
La Féodale de la Roche Brune, abbazia dubbel color tonaca di frate e dall’aspetto nebuloso (g.a. 7,5%, in precedenza 6,5%). La carbonazione è abbastanza sostenuta; la schiuma, di un beige chiaro, sottile, cremosa, ma di scarsa persistenza. All’intensità piuttosto elevata dell’olfatto non fa certo da pendant la finezza, a malapena gradevole: i primi a spirare sono i sentori fruttati, dall’uva alla mela, dalla banana all’arancia; si accodano quelli di malto tostato, nocciola, caramello, lievito; intanto che, dal sottofondo, fanno sentire con discrezione la loro presenza cannella, noce moscata, zenzero, chiodi di garofano. Il corpo medio tende al leggero, in una consistenza decisamente acquosa. Il gusto è un guazzabuglio di elementi di non facile distinzione; risulta comunque di apprezzabile equilibrio, anche se la pulizia lascia un po’ a desiderare. Le note meno confuse sono quelle della prugna, dei fichi, del lievito, dell’uva sultanina, da una parte e dall’altra, quelle amare della buccia d’arancia e acide della frutta. L’alcol si comporta degnamente: riscalda senza disturbare. Il finale chiude in perfetta secchezza, ai limiti dell’astringenza. Piacevoli suggestioni di malti tostati, caramello, frutti semimaturi caratterizzano la lunga persistenza del retrolfatto.