Brasserie Lancelot

Tratto da La birra nel mondo, Volume III, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Le Roc-Saint-André/Francia
Microbirrificio bretone nel dipartimento del Morbihan. Si trova, dal 1999, negli ampi edifici ottocenteschi di un’ex miniera di oro e stagno. Fu però fondato nel 1989 da Bernard Lancelot a Saint-Servant-sur-Oust (nello stesso dipartimento), all’interno di un antico castello. Chiaramente il trasferimento, dopo 10 anni, si era reso necessario per fronteggiare la crescante domanda di mercato.
Nel 2002 fu lanciata la Breizh Cola, la “cola bretone”, per competere con brand quali Coca-Cola e Pepsi Cola. E, per il suo gusto particolare, la nuova cola ebbe immediato successo.
Due anni dopo, Bernard Lancelot vendette l’azienda alla Phare Ouest, di Eric Ollive e Stephane Kerdodé, due suoi ex dirigenti che avevano collaborato alla realizzazione della Breizh Cola, quando la sede della loro società era presso la Brasserie Lancelot prima di divenirne proprietari.
La produzione della Brasserie Lancelot, che va ben oltre i 30 mila ettolitri all’anno, è di evidente scuola belga.
Lancelot Blanche Hermine, bière blanche di colore dorato e dal classico aspetto opalescente (g.a. 4%). La carbonazione è medioalta; la ricca schiuma bianca, sottile, densa e di buona tenuta. L’aroma si effonde tipicamente fruttato e fresco, con qualche accenno di grano, agrumi, erbe, pane di segale, semi di coriandolo, scorza d’arancia e di limone. Il corpo appare decisamente sottile, e di trama acquosa. Al primo sorso emerge subito netta la tessitura del malto, che, in un encomiabile equilibrio, si alterna con le note amarognole, aspre, acidule, speziate. Nel finale prendono piede sensazioni fruttate che diventano sempre più secche, addirittura pungenti nel sufficiente retrolfatto.
Lancelot Duchesse Anne Triple, abbazia tripel di colore giallo dorato e dall’aspetto leggermente velato (g.a. 7,5%); con utilizzo del malto di frumento. Fu creata nel 2014, in occasione del 500° anniversario della scomparsa di Anna di Bretagna, un personaggio molto caro al popolo bretone. Figlia del duca Francesco II di Bretagna e della sua seconda moglie (Margherita di Foix, principessa di Navarra), ereditò il ducato nel 1488, divenendo nel 1514, per matrimonio, arciduchessa d’Austria e regina dei Romani. Non è invece più in produzione la bière de garde Lancelot Duchesse Anne, una creazione del 1996. Con una morbida effervescenza, la schiuma bianca si leva sottile, densa ma di rapida dissoluzione. Luppolo piccante, miele di fiori, pan di zenzero, lievito belga, crosta di pane, agrumi, frutta bianca matura, paglia, caramello, erbe, chiodi di garofano, buccia di arancia amara, allestiscono un bouquet olfattivo di elevata intensità che rasenta l’eleganza. Il corpo, medio-pieno, presenta una trama piuttoso cremosa. Raffinati sapori di caramello, uvetta, miele, scorza di limone, esteri fruttati, malto, semi di coriandolo, cereali, chiodi di garofano, si mescolano alla perfezione per creare un perfetto equilibrio gustativo. Il finale, lungo e amaro, prelude a un interminabile retrolfatto di suggestioni agrodolci impreziosite dalla cordialità alcolica.
Bière Lancelot Blonde, bière de garde di colore dorato e dall’aspetto torbido (g.a. 6%); rifermentata in bottiglia con lieviti. Fu lanciata nel 1997, in stile trappista. Con un’effervescenza medioalta, la schiuma bianca risulta fine, cremosa e persistente. L’aroma si apre fresco, gradevole, delicatamente fruttato, luppolizzato e speziato. Il corpo tende al sottile, in una consistenza oleosa; mentre l’alcol che lo sorregge non si mette in particolare evidenza. Il gusto di malto mostra una certa propensione per il dolce; ma deve fare i conti con la secchezza del lievito e l’acidità, sia pure lieve, della frutta. In ogni modo, l’equilibrio appare ai limiti della perfezione. Il finale è asciutto, pulito, croccante, moderatamente infervorato dall’etanolo. Il retrolfatto, nella sua discreta persistenza, si prende la briga di richiamare le sensazioni avvertite in precedenza al palato, quasi a volerle esaminate attentamente, dalla dolcezza all’amarore, dalla secchezza all’acidità.
Cervoise Lancelot, ale tradizionale di colore ambra scuro e dall’aspetto leggermente velato (g.a. 6%); con rifermentazione in bottiglia. La prima birra dell’azienda, fu creata nel 1990. Definita “uno stile antico dell’epoca dei Galli”, viene aromatizzata con sette varietà di erbe nonché un po’ di miele. Con una media carbonazione alquanto tagliente, la schiuma, color crema, prorompe sottile, compatta, di lenta dissoluzione. Il ricco aroma esala dolce e fruttato, imbaldanzito da noce moscata, semi di coriandolo, cannella, chiodi di garofano, pepe, melissa. Il corpo, medio-leggero, presenta una consistenza acquosa. Il gusto, denso, rotondo, di malto scorre in un alveo caramellato, “sapientemente” bilanciato dalle note speziate di un ottimo luppolo a base di erbe. Il finale sa tanto di un piccantino terroso. Nel discreto retrolfatto, le impressioni amarognole del rampicante si rivelano addirittura pungenti. La birra va versata in modo che i sedimenti di lievito rimangano sul fondo della bottiglia.
Lancelot Telenn Du, speciality grain di colore marrone molto scuro, quasi nero, con a malapena distinguibili riflessi rossastri e dall’aspetto opaco (g.a. 4,5%); rifermentata in bottiglia. Viene lavorata con una piccola percentuale di grano saraceno coltivato in Bretagna. Telenn Du, in bretone, significa “arpa nera” e, nel 1993, questa birra fu lanciata con l’etichetta riproducente un’arpa celtica. Poi, nel 2011, poiché il disegno era troppo vicino al logo utilizzato dalla Guinness per promuovere la propria birra nera, l’arpa nera fu sostituita con l’arpa da Triskel. Con una media effervescenza, la schiuma, di un invitante color crema, emerge abbondante, compatta, persistente. Malto tostato, luppolo erbaceo, affumicature, caffè, prugna, cioccolato al latte, mandarino, zucchero di canna, noci tostate, s’impongono all’olfatto quasi in tono reverenziale nei riguardi dell’amaro e grintoso grano saraceno. Il corpo è leggero, e di consistenza acquosa. Anche nel gusto il grano saraceno pretende rispetto dagli altri componenti, ovvero malto tostato, lievito, cioccolato amaro, legno, resina, torba, caffè. Il finale asciutto, pulito, reca un tocco di vaniglia. L’evanescente retrolfatto esala una pungente sensazione amarognola da tostature.