Brasserie de Cazeau

Tratto da La birra nel mondo, Volume I, di Antonio Mennella-Meligrana Editore

Templeuve/Belgio
Il primo documento che attesti l’esistenza di una fabbrica di birra a Cazeau è l’atto di successione con cui nel 1753 Jacques Descamps lasciava in eredità al figlio, Nicolas, la casa natale e un altro edificio da utilizzare come cabaret e brasserie.
Nel 1856 Denis Delecoeuillerie, figlio di Jacques Delecoeuillerie, che aveva sposato la figlia di Nicolas Descamps, vendette (non essendo nemmeno sposato) la Brasserie de Cazeau a suo nipote, un giovane francese di 31 anni, Jean-Baptiste Agache.
Nel 1892 i due figli di Jean-Baptiste Agache, Arthur e Charles, presero in mano le redini della fabbrica e la svilupparono con nuove strutture e grandi ambizioni commerciali. Ma, durante la prima guerra mondiale, i tedeschi portarono via tutto quanto potesse servire per l’industria delle armi.
Per poter quindi riprendere l’attività, nel 1918 la Brasserie de Cazeau si unì ad altri due birrifici locali utilizzando gli impianti della Brasserie Duchâtelet di Néchin. Ma nel 1926 entrò in funzione il nuovo impianto di Cazeau, mentre assumeva la gestione dell’azienda Maurice Agache, uno dei figli di Charles.
Nel 1952 Maurice Agache si ritirò dall’attività lasciando l’azienda nelle mani del secondo figlio, Jean, coadiuvato dal fratello minore Maurice.
Purtroppo, nel dopoguerra, il gusto dei consumatori andava sempre più spostandosi verso le pilsner industriali. Pertanto la specialità della casa, l’ambrata Cazbier, come tutte le altre birre di fermentazione alta, non aveva più mercato. Nel 1969, sebbene per ultima nella zona, anche la Brasserie de Cazeau sospese la produzione per commercializzare le birre dei “colossi” internazionali.
Finalmente, nel 2004, il secondo figlio di Jean Agache, Laurent, ingegnere civile, e il cugino Quentin Mariage, ingegnere chimico, decisero di riprendere la produzione. Effettuati alcuni lavori di ristrutturazione e acquistando materiale d’occasione, nello stesso anno i due cugini misero la fabbrica in condizioni di “sfornare” la prima birra, Tournay Blonde. Due anni dopo, con la collaborazione di Martin Foré, fu sviluppato il resto della gamma.
Cazeau Tournay Blonde, ale belga di colore dorato e dall’aspetto lievemente torbido (g.a. 6,7%). Con una carbonazione abbastanza vivace, la spuma, di un bianco sporco, si leva alta, densa e con sufficiente allacciatura. Al naso, malto e luppolo si bilancano perfettamente, lasciando un po’ di spazio anche per sentori di frutta tropicale, lievito, buccia di mela; da parte loro, menta, zenzero e pepe, si limitano a un labile alito. Il corpo medio presenta una trama liscia e briosa. Il gusto è abboccato, con la freschezza degli agrumi e un moderato amarore da luppolo erbaceo verso la fine della corsa. L’alcol si avverte, ma in una maniera piacevole, quasi di complicità. Il retrolfatto è ricco di coriandolo, con qualche richiamo di lievito e di banana.
Cazeau Saison, saison di colore giallo pallido nebuloso (g.a. 5%); con utilizzo dei fiori di sambuco. La schiuma minuta, soffice, tenace, è gestita da un’effervescenza medioalta. L’aroma si libera con moderazione, anzi, delicatezza, a base di malto, lievito, agrumi, anche con accenni floreali, erbacei e di pepe bianco. Il corpo medio tende al leggero, con una trama abbastanza secca. Il gusto è amabile, con note di miele, all’imbocco; lievemente amaro, verso il centro del percorso, da luppolo in fiore; speziato e astringente, alla fine. Rimane un sufficiente retrolfatto dalle ben distinte sensazioni dei fiori di sambuco.
Cazeau Tournay de Noël, belgian strong dark ale di un rubino scuro (g.a. 8,2%). Contrariamente a tante altre birre natalizie, non utilizza spezie. La carbonazione è abbastanza moderata; la schiuma color crema, fine, cremosa, di buona durata. L’aroma non si esalta certo per la forza con cui si esprime, badando più alla finezza, in effetti piuttosto elegante: malto tostato, caramello, frutta secca, accenni floreali e speziati leggeri, si amalgamano in un profumo complesso, indecifrabile. Il corpo medio ha una consistenza alquanto appiccicosa. Il gusto propone intense e lunghe note di malto dolce, frutta scura, lievito, caramello, nocciole, che, verso la fine della corsa, si ritrovano avvolte in un secco alone di spezie. Nella lunga persistenza retrolfattiva, si alternano impressioni amare di tostatura e dolci di alcol.